Neil Young – Homegrown (Reprise)

Quasi e sempre più un’occupazione a tempo pieno piuttosto che un hobby seguire Neil Young. Solo che bisogna spendere come fosse il secondo scoprendosi spesso più frustrati che soddisfatti, come fosse la prima. Vale soprattutto per le produzioni nuove e capita allora di accogliere con sollievo uscite come l’ultimo “Colorado”, che regala buoni momenti ma nel contesto di una carriera ultracinquentennale si colloca fra i lavori di seconda o terza schiera. A farlo parere migliore di quanto non sia è che troppi altri dischi inutili, bruttini o persino fastidiosi ─ e in mezzo qualche lampo di grandezza vera, perché il colpo del campione il Canadese ce l’ha ancora ─ lo abbiano preceduto in questo secolo. Va meglio, all’appassionato, quando si tratta di riordini e in special modo recuperi di archivi, e quelli del nostro uomo sono sconfinati. Non si contano più i live, diversi dei quali stupendi, e poi ci sono i dischi in studio cosiddetti “perduti”. Nel 2017 vedeva la luce “Hitchhiker”, che sarebbe dovuto essere, nel 1976, il successore di “Zuma” (che era invece “American Stars ’n Bars”). Con logica illogica tipicamente younghiana tocca ora all’album che avrebbe dovuto precedere “Zuma”. Neil non lo pubblicò allora ritenendolo troppo deprimente e personale, ispirato com’è dalla separazione da Carrie Snodgress: facendo uscire al suo posto il cupissimo “Tonight’s The Night”, dedicato a due amici scomparsi!

A toccarli con mano i Miti talvolta si sbriciolano. Non è questo il caso, sebbene una Florida soltanto recitata e il bluesaccio d’accatto We Don’t Smoke It No More abbassino sensibilmente la media. Il resto è grossomodo (con l’eccezione dell’elettrica Vacancy) l’anello mancante fra “Harvest” e “Comes A Time” e già solo le iniziali Separate Ways e Try valgono l’acquisto. L’ennesimo.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.422, agosto 2020.

4 commenti

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4 risposte a “Neil Young – Homegrown (Reprise)

  1. Mario78

    Di Neil Young avrò a casa quei 15/16 cd che sono indispensabili, per non parlare poi di quei 3/4 con Crosby Stills & Nash. Se dici che questo vale la pena dovrò provvedere con il prossimo acquisto. Evvaiii. Penso che insieme ai Rolling Stones sia la monografia più lunga che ho. Dovrò cominciare a trovarmi un secondo lavoro 🙉

  2. Rusty

    Forse sono pazzo, ma We Don’t Smoke It No More mi sembra una outtake di Exile. Ma proprio tanto.

  3. Carlo Fais

    Mah. Io sapevo che Neil non l aveva pubblicato dopo averlo ascoltato a ridosso di Tonight e rendendosi conto di come la qualità di Homegrown non fosse proprio paragonabile. Dalla tua recensione sembra un gran disco. Possibile?

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