I sogni a colori dei Kaleidoscope (quelli inglesi)

È uno dei grandi misteri della storia del rock come sia potuto accadere che questa compagine inglese – omonima di un gruppo statunitense al pari geniale e sfortunato – sia stata ignorata dal pubblico del suo tempo (da cui le altissime quotazioni sul mercato collezionistico delle stampe originali di questo e del successivo LP) e a lungo dimenticata: fino a metà anni ’80 e a un paio di riedizioni non autorizzate sveltamente sostituite da stampe 5 Hours Back legali e splendidamente suonanti (oggi circolano due CD Fingerprint con pezzi aggiunti e una raccolta su Fontana, “Dive Into Yesterday”). E dire che John Peel i Kaleidoscope li adorava e con lui tutti gli altri dj delle radio pirata (Flight From Ashiya uno dei pezzi più trasmessi di inizio ’67). E dire che l’oracolo pop (definizione di “Mojo”) “The Daily Sketch” ebbe ad affermare che “le loro canzoni sono le migliori che si siano sentite dopo i Beatles”. Un’esagerazione? Più del comunque eccellente “Faintly Blowing” (1969 e meno estroso, sebbene lo sia lo stesso assai, con echi di Incredible String Band e Dylan in un melodioso tessuto infiltrato di trame progressive), “Tangerine Dream” (Fontana, 1967) è certificazione di valore assoluto, ammaliante percorso in cui di continuo ci si imbatte in ritornelli fulminanti e intarsi strumentali mozzafiato, coloratissimo come ragione sociale richiedeva e in generale un sogno a occhi aperti da far tutti bambini. Nulla da invidiare a “Sgt. Pepper’s”. Anzi!

Pubblicato per la prima volta su “Extra”, n.15, autunno 2004. In memoria di Eddy Pumer (7/10/1947-21/9/2020).

2 commenti

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2 risposte a “I sogni a colori dei Kaleidoscope (quelli inglesi)

  1. Giancarlo Turra

    Uno di quei dischi che ascolti cento volte e sempre stupisce.

  2. marktherock

    io sono iscritto al club di quelli USA (per me e per motivi anagrafici: un’epifania di world music ante-litteram, quando in diretta esplodeva su scala planetaria quella da allora così etichettata neanche lontamente così eccitante come quella prodotta da Lindley & soci: chiusa parentesi)
    Ma certo anche questi omonimi britannici ci han fatto sognare. E ricordo gente più anziana di me quasi con le lacrime agli occhi quando finalmente si potè toccare con orecchio, grazie a quelle ristampe di metà ottanta (1986?) la bontà di musiche su cui si era creata un’aura di mistica leggenda

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