A volte ritornano e in realtà ormai si stenta a trovare nel rock gruppo di una qualche rilevanza che non abbia avuto una seconda, terza o quarta vita, fintanto che morte non ne abbia separato infine i componenti e in certi casi manco quello è bastato a far dire basta. Con il disturbante effetto per chi sta da quest’altra parte della barricata della musica di trovarsi a scrivere degli stessi nomi di cui scriveva da giovane ora che la terza età incombe. Però a dire il vero gli A Certain Ratio non sono mai andati via e per due ragioni: una è che, pur lasciando trascorrere periodi talvolta assai lunghi fra un tour e l’altro, fra un album (il predecessore di “ACR Loco”, “Mind Made Up”, è del 2008) e il successivo, non si sono mai sciolti; e l’altra e più importante è che non solo il catalogo storico è stato ristampato a più riprese ma suona tuttora moderno, attuale. Più influenti nel secolo nuovo che nel vecchio, i mancuniani, con il loro appropriarsi con attitudine wave di un funk dapprima algido e via via, infiltrato come veniva di pop e influenze latine, sempre meno. Cerebrali e danzabili, per un verso in anticipo sui concittadini New Order che archiviavano i Joy Division, per un altro contraltare UK dei Talking Heads.
“ACR Loco” esibisce freschezza e potenza a tratti da non crederci. Da una Friends Around Us che decolla psych-jazz, vola funk e atterra d’n’b alla collisione fra samba ed electro di Taxi Guy, con in mezzo canzoni minimo al pari travolgenti come Bouncy Bouncy e la schiettamente disco Family (con le quali purtroppo ci saluta la grandissima Denise Johnson), o una kraftwerkiana Supafreak, e giusto un paio invece un po’ così (così): Always In Love, fra britpop e techno-pop; una Berlin da Depeche Mode in fissa motorik.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.425, novembre 2020.