Un giorno del 1994 Tom Petty porta in Warner i nastri di quello che sarebbe stato formalmente il suo secondo lavoro da solista, primo in assoluto da tre anni a quella parte, primo con Rick Rubin in regia, primo per l’etichetta californiana. Schiaccia “play” e parte lo squisito folk-rock destinato a intitolare il disco. Sguardi soddisfatti e cenni di approvazione da parte dei discografici, si può immaginare. E figurarsi l’entusiasmo all’ascolto del secondo pezzo, You Don’t Know How It Feels, ritmica squadrata e un ritornello micidiale e pazienza (“let me get to the point/let’s roll another joint”) se è un po’ birichino. Nessuno in quella stanza ha il minimo dubbio che sarà una hit. Solo che seguono altre ventitré canzoni e, per quanto siano una più incredibile dell’altra, mica saranno troppe? Per una volta in vita sua il nostro uomo scende a un compromesso. Rinuncia al potenziale doppio CD che aveva in testa e si persuade a pubblicare un album di “sole” quindici tracce e “soli” 62’48”, lui che fino a quel punto non aveva mai superato i tre quarti d’ora. Fino alla prematura scomparsa rimpiangerà però di avere ceduto e vagheggerà di ripubblicare un giorno l’opera in versione estesa. Eccola. E anche di più.
Disco straordinario già in partenza per il suo racchiudere praticamente per intero sound e poetica dell’autore, fra mosse ballate elettro-acustiche e duri rock, power pop e Americana, incursioni nel blues come nella psichedelia, apocrifi dylaniani come beatlesiani, “Wildflowers” assurge a magnum opus con il recupero sul secondo CD dei dieci brani scartati, un terzo dischetto con quindici demo casalinghi e un quarto catturato live. Per chi si accontenta c’è pure una versione “ridotta” di due CD o tre LP, ma al posto vostro non mi accontenterei.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.426, dicembre 2020.
Che meraviglia! Una delle rare volte in cui una “Deluxe Edition” aggiunge anziché togliere ad un album che era già un capolavoro originariamente. Ed a proposito di capolavori migliorabili: ho provato a rimescolare la scaletta di “By the Fire” seguendo le tue indicazioni (l’unica caratteristica che rende il CD preferibile al vinile?) e devo ammettere che è ancora più bello. Diavolo di un Cilìa!