Allison Run – Walking On The Bridge (Spittle)

Prendessero esempio, le nostre major, su come si valorizza il catalogo dalla romana Spittle. Che, pur potendo contare su una frazione delle loro risorse, lungi dall’imbastire operazioni troppo spesso sciatte e meramente speculative come le suddette (a ogni appassionato ne sarà venuta in mente qualcuna) da anni si dedica alla storicizzazione di ciò che furono punk, new wave e neo-psichedelia in Italia. Buona, ottima cosa ovviamente rimasterizzare “comme il faut”, ma trattasi del minimo sindacale. Fondamentale, come da decenni si fa all’estero, è anche offrire un adeguato apparato informativo e iconografico a corredo. Cosa cui provvede, nel caso di “Walking On The Bridge”, un libretto di ventiquattro pagine che vi racconterà quanto avete bisogno di sapere su chi furono i brindisini di natali e bolognesi di adozione Allison Run.

In poche parole: una delle band più peculiari all’opera nel Bel Paese nei secondi ’80. Che se solo fosse stata inglese oggi una citazione, un paragrafetto nelle storie del rock lo avrebbe senz’altro invece di essere patrimonio di chi a suo tempo, e quasi solo in Italia, ascoltò e ne rimase incantato. Psichedelici senza “se” e senza “ma”, Amerigo Verardi e soci non si limitarono mai tuttavia al semplice revival. Rivisitandoli avverti chiari echi dei Pink Floyd barrettiani e dei Kaleidoscope, dei Beatles sotto LSD come dei Kinks, ma ci senti dentro pure Julian Cope, Robyn Hitchcock, gli XTC, Echo & The Bunnymen. Altissimo il livello della scrittura, pubblicavano prima di sciogliersi un mini, un 12” e un LP che vengono qui raccolti nel primo di tre dischi. Quello indispensabile, a fronte di un secondo di ritagli e performance live e un terzo di demo che i cultori in ogni caso apprezzeranno.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.426, dicembre 2020.

4 commenti

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4 risposte a “Allison Run – Walking On The Bridge (Spittle)

  1. Sul gruppo non discuto; ennesima storia italiana di gente che non ha potuto raccogliere quanto ha seminato.
    Avrei, invece, un quesito linguistico: il congiuntivo imperfetto posto in apertura della recensione ha valenza di esortazione o di auspicio? Chiedo, Eddy, perché mi hanno insegnato che, nel primo caso, si dovrebbe usare il congiuntivo presente, e siccome la tua padronanza della lingua è nota, volevo capire se ci fosse una regola che non conosco. Grazie.

    • È un’esortazione, un auspicio, ovvio. Si potrebbe anche sottintendere davanti un “magari”. Anche perché, sfortunatamente, non sono nella condizione di influenzare la politica in materia di ristampe delle nostre esimie major, da cui l’uso del congiuntivo imperfetto. Mai mi sarebbe venuto in mente di adoperare il presente benché sì, la regola sia quella. Diciamo che mi sono preso una libertà?

  2. DaDa

    Finalmente la ristampa in digitale, i miei vinili d’epoca sono consumatissimi. Erano tra le mie band d’epoca preferite. Spero si facciano analoghe operazioni per Soul Hunter e, magari all’estero, per gli Opal.

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