Autentica leggenda vivente Bootsy (al secolo William Earl) Collins: bassista fenomenale (nasceva in realtà chitarrista, primo modello Jimi Hendrix) con James Brown per undici pazzeschi mesi durante i quali imprimeva il suo marchio su brani epocali quali Sex Machine, Super Bad, Soul Power, Talkin’ Loud And Said Nothing e subito dopo e per un decennio capitano in seconda dell’astronave Funkadelic/Parliament. Invero favolosi i suoi anni ’70. Inoltrandosi nella loro seconda metà avviava anche una carriera da leader con la Rubber Band e pure con quella confezionava album formidabili, collezionando classici e successi uno via l’altro. Leggenda per fortuna ancora praticante il nostro uomo, la cui produzione diversamente da quella del comandante il vascello spaziale di cui sopra, George Clinton, si è sempre mantenuta su livelli di ispirazione minimo accettabili. Quando non buoni. O persino ottimi, come in larga parte di questo “The Power Of The One” con il quale a fine ottobre ha, con qualche giorno di anticipo, festeggiato il suo sessantanovesimo compleanno.
È quanto di meglio abbia pubblicato in questo secolo, da una traccia omonima super Parliament e con George Benson (primo in una lista di illustri ospiti che comprende fra i tanti Snoop Dogg, Branford Marsalis e Larry Graham) sugli scudi e proseguendo con una Creepin’ che gira invece funkadelica ed hendrixiana, una Bewise dritta da un’ideale “Best Of” degli Arrested Development e una travolgente Club Funkateers. Detto del riuscito omaggio a Sly & The Family Stone di WantMe2Stay, non resta che annotare che se il lavoro ha un difetto che gli impedisce di esser capolavoro è una lunghezza che alla fine lo fa dispersivo. Di troppo almeno un paio di ballate zuccherine.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.426, dicembre 2020.