Di un esempio da manuale di come oltraggiare un classico ripubblicandolo con un contorno di materiali nel migliore dei casi trascurabili, potete leggere a fianco. Va viceversa vicino a rappresentare un ammirevole caso opposto (ecco come si dovrebbe fare, insomma) questo box che per celebrare il ventennale della pubblicazione originale di quello che fu, nel 1999, il terzo lavoro in studio dei Wilco esce un anno in ritardo. Non si formalizzerà il cultore, a fronte dell’eccellente rimasterizzazione di un album che già suonava molto bene, di un secondo dischetto che raccoglie demo e versioni alternative non imprescindibili ma spesso interessanti e soprattutto di un terzo e un quarto eternanti uno splendido concerto a Boulder, sempre del ’99 e inedito. Laddove non potrà invece che irritarsi scoprendo che la versione in quintuplo vinile offre sulle prime otto facciate lo stesso programma dei primi due CD riservando le due restanti a un coevo show radiofonico. Si doveva proprio? Visto quanto offre in più come minutaggio e quanto poco costa il quadruplo CD (sui 35 euro) laddove la versione a 33 giri richiede un esborso più che doppio, non avrei dubbi su cosa scegliere.
Quel che più conta è che almeno due album dei Wilco non dovrebbero mancare in una discografia rock di base e questo è uno essendo l’altro il successivo (del 2002) “Yankee Hotel Foxtrot”. Qui è dove il gruppo nato dallo scioglimento dei pionieri dell’alt-country Uncle Tupelo diventava definitivamente cosa “altra”, in un disco in cui le tastiere sopravanzano le chitarre in una favolosa quindicina di brani che vedono i Big Star incrociare i Beach Boys, i Radiohead Neil Young e la lezione di The Band sporgersi sul secolo alle porte. Per andare oltre si sconfinerà nel post-rock.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.427, gennaio 2021.
Ottimi (disco e recensione). Restiamo però in sospeso su quale sia il classico oltraggiato a fianco…
Dovresti averlo appena scoperto. 😉
Due soli album dei Wilco imprescindibili sono un po’ pochi, ci aggiungerei almeno A Ghost is Born e Being There.
Ho scritto “almeno due album dei Wilco”. Poi tutto dipende da quali interessi specifici nutre una persona e da quanti dischi ha in casa.