Il “9” in fondo è all’album originale, che vedeva la luce nel novembre 1970 e già era stato oggetto di tre ristampe arricchite (o almeno non impoverite) da una manciata di bonus e, nel caso di quella datata 2014 su Sanctuary, da un secondo CD contenente il successivo 33 giri dei Kinks, il peraltro dispensabilissimo (il difetto nel manico: trattavasi di colonna sonora) “Percy”. Quello a questo cofanetto che ne “celebra” il cinquantennale non potrebbe essere più che “4”. OK i mix mono dei 45 giri e al limite il paio di versioni stereo alternative aggiunte al primo dischetto, ma con il loro disordinato, insensato affastellare chiacchiere, demo, scampoli di esibizioni live (una del 2006! che c’entra?) e nuovi e pletorici remix il secondo e terzo CD sono imperdonabili. Il peggio del peggio con cui chi scrive abbia mai avuto a che fare in quest’epoca in cui dalle “Deluxe” si è passati direttamente ai box per lucrare qualche soldo ancora da appassionati in questo caso limite trattati alla stregua di imbecilli. Quando sarebbe stata cosa buona, giusta e magnifica integrare invece con uno o due concerti d’epoca. Non ve ne sono di disponibili o di qualità accettabile? Nessuno obbligava alla riedizione superespansa.
Ciò premesso: esiste una versione di un solo CD e il lettore che possiede quantomeno i classici anni Sessanta dei Kinks (“Face To Face”, “Something Else”, “The Village Green Preservation Society”) non può non avere l’ulteriore capolavoro con cui inauguravano il successivo decennio. Forte di una title track fra le loro canzoni più memorabili di sempre e di altre dodici variamente formidabili capaci di passare dal country al rock’n’roll, dall’hard alla ballata, dal power pop al folk-rock, al vaudeville.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.427, gennaio 2021.
dunque, quando nel 1997-98-99 quando mi presi le riedizioni di tutti gli album Kinks della benemerita Velvel (incredibilmente ben suonanti, per l’epoca e con ottimi libretti-note-iconografia a corredo), con bonus essenziali e senza scagazzate fuori dalla tazza, non feci poi così male, mi pare di capire…
Fu un’ottima mossa, sì.