Eleventh Dream Day – Since Grazed (Comedy Minus One)

“Tre e sei dentro”: è la famigerata regola del sistema penale americano che fa sì che alla terza condanna, anche per reati minori, si possa passare il resto della vita in galera. Tre (fallimenti) e sei fuori: succedeva agli Eleventh Dream Day quando dopo “Beet” e “Lived To Tell” pure il loro terzo album in studio su Atlantic, lo splendido “El Moodio”, veniva acclamato dalla critica e ignorato dal pubblico e questo in un momento storico, 1993, in cui grazie a R.E.M. e Nirvana l’underground U.S.A. aveva preso possesso del mainstream. Si scoprirà solo parecchi anni dopo che in realtà il licenziamento fu frutto di un’incomprensione fra il management della band di Chicago e un’etichetta che nonostante le vendite deludenti era ancora disposta a puntare sui nostri eroi. Che dopo essere transitati brevemente alla City Slang si riaccasavano presso quella Thrill Jockey che li aveva accolti esordienti. Non fosse andata come andò, forse il gruppo che da sempre ruota attorno al chitarrista Rick Rizzo e alla batterista Janet Beveridge Bean (sodalizio sentimentale oltre che artistico) oggi godrebbe della stessa fama, dello stesso rispetto degli Wilco. Tant’è.

I nostri ogni tanto suonano ancora dal vivo (dalle loro parti, almeno), ogni tanto tanto (il precedente datava 2015) pubblicano un album. Non ne hanno mai sbagliato uno e “Since Grazed” mantiene immacolato un catalogo invariabilmente devoto al Neil Young di “Zuma” con la devozione di chi crebbe con punk e new wave nelle orecchie e nel cuore. Perdetevi pure questo, che aggiunge a un’ideale antologia almeno una Just Got Home che nella scaletta di “Zuma” potrebbe facilmente confondersi e una travolgente A Case To Carry On da Sonic Youth in vena ecumenica.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.431, maggio 2021.

3 commenti

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3 risposte a “Eleventh Dream Day – Since Grazed (Comedy Minus One)

  1. marktherock

    ho ‘Praire School Freakout’, ne serbo un ricordo bello ma senza strapparsi i capelli, piuttosto in scia ai primissimi Dream Syndicate, quelli del vino e delle rose, senza catturarne però la magia.
    Poi, chissà perchè?, pratica chiusa. La sensazione è dunque che mi sia perso il meglio.
    Rimedierò anche se ho visto che c’è una bella sfilza di roba

  2. Graziano

    Credevo che fossero stati messi alla porta senza tanti complimenti solamente per le scarse vendite, come succedeva di solito a quei gruppi underground che non raggiungevano il successo sperato delle grandi case discografiche. Ma se possibile saperlo, quale sarebbe questa “incomprensione”?
    Grazie per i tuoi tantissimi articoli (Mucchio, Velvet, Extra ecc..)

  3. Anonimo

    Disco splendido anche quest’ultimo

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