
Erano pazzi questi gallesi: di sicuro il gruppo rock che più di qualunque altro poteva legittimamente affermare (come andò di moda a un certo punto dei primi ’90) che “c’è sempre stato un elemento dance nella nostra musica”, giacché inizialmente suonavano techno, debuttavano nel ’95 con un EP dal titolo di una sola parola di cinquantanove lettere (!) cui forse per pietà verso i dj aggiungevano fra parentesi “In Space”. Appena sei anni dopo “Rings Around The World” che viene ora lussuosamente ristampato (l’edizione triplo compact lo ingrassa con trentatré fra demo, remix e versioni alternative) per il ventennale era già il loro quinto album, primo per una major (Epic), quarto di fila nei Top 10 UK (era un numero 3; è rimasto il piazzamento più alto) e primo a violare i Top 40 USA. Veniva in origine pubblicato, oltre che su doppio 33 giri più 7” (oggi costa uno sproposito), su CD, cassetta, MiniDisc e – udite! udite! – DVD, con ai tredici brani standard incisi in scrupoloso surround sound aggiunte cinque bonus e si finiva per parlare più che altro di questo (fioccavano le accuse di snobismo) e delle ospitate di John Cale, al piano nella confidenziale Presidential Suite, e Paul McCartney, che… ehm… sgranocchia un sedano e una carota in una stupefacente ─ parte ELO, arriva death metal ─ Receptable For The Respectable.
Vien da sorridere rileggendo come all’epoca si scrisse di una “normalizzazione” della band, quando nulla c’è di “normale” in un’opera che mette insieme i Beach Boys e sortite nella disco (Juxtaposed With U ha un attacco che pare Barry White), beat, prog e blues da qualche altro pianeta, armonie vocali alla CS&N, orchestrazioni sontuose come le melodie che avvolgono. Erano pazzi questi gallesi.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.435, ottobre 2021.