
Se l’è meditato bene questo esordio sulla lunga distanza Mira Calix, al secolo Chantal Passamonte, sudafricana da tempo trapiantata in Gran Bretagna. Arrivò colà con un bel portfolio di fotografie nel 1991 e trovò subito lavoro da Gucci, salvo lasciarlo dopo sei mesi perché si annoiava e andare a fare la cameriera. Salvo poi pubblicare suoi scatti su “Esquire”. Salvo poi impiegarsi in un negozio di dischi a Soho e cominciare a fare la dj in giro per feste illegali e club sempre più prestigiosi. Salvo infine accasarsi presso la Warp, da dieci anni marchio leader nell’ambito dell’elettronica di consumo limitrofa a quella più sperimentale. Era il 1995 e da Londra Chantal si trasferiva prima a Manchester, quindi a Sheffield, la città dove la Warp ha sede. L’anno dopo, mentre l’attività come dj travalicava i confini britannici (ha messo dischi un po’ ovunque in giro per il mondo, Italia compresa), uscivano i suoi primi 12″. Roba strana anche per gli standard Warp, etichetta che dell’originalità da sempre fa una bandiera: techno scheletrica e narcolettica prossima alla musica industriale, jungle spastica e rarefatta, paesaggi ambient, sprazzi di una nuova musica da camera suonata da macchine in preda a turbamenti sentimentali. Roba buona.
Di questa roba buona troverete sedici esempi in “One On One”. Niente di ballabile: chi potrebbe danzare, per dire, quel delizioso congegno a orologeria che è Routine (The Dancing Bear)? Questa è musica da ascoltare comodamente seduti, con molta attenzione al gioco infinito di dettagli che si cela dietro disegni in apparenza semplicissimi. O sdraiati, perdendosi in sogni di dimensioni alternative.
Pubblicato per la prima volta su “Il Mucchio”, n.387, 7 marzo 2000. La Warp ha annunciato due giorni fa che Mira Calix non è più fra noi. Non aveva che cinquantun anni.
E’ mancata pochi giorni fa.