
È la citazione citabile più citata di Keith Richards, memorabilità pari a quella del riff di (I Can’t Get No) Satisfaction: “Mai avuto problemi con le droghe, soltanto con la polizia”. Fosse esistita una stampa musicale ai tempi suoi Charley Patton, che era una stella commercialmente di più che discreta luccicanza (essendo l’arte quello che era, cioè immortale), fosse puta caso stato intervistato avrebbe potuto serenamente affermare: “Mai avuto problemi con le donne, soltanto con i loro mariti”. Vita avventurosa ebbe il nostro eroe. Come quella del coevo Robert Johnson, avvolta dall’alone del Mito (ancorché entrambe siano state, in anni recenti, piuttosto ben documentate; in fondo c’è ancora gente in giro che li ha visti suonare) e prematuramente troncata da un destino cinico e baro. Sarebbe stata consona a Patton la dipartita toccata in sorte a Johnson, avvelenato da un marito geloso. Somma ironia per uno passato indenne (se non contiamo botte a sacchi e a sporte e un accoltellamento) per infinite risse da bar, un’intensa frequentazione con la cocaina e qualche arresto (mai avuto problemi con le droghe eccetera), defunse invece per un attacco cardiaco conseguenza di una febbre reumatica. Se esiste un al di là, da qualche parte vi si aggira un Charley Patton incazzato assai con Robert Johnson. Che diamine! Lui era arrivato primo ed è finito per risultare in tutto secondo.
Quando Patton incide le sue ultime facciate, a poche settimane dal fatale infarto, le registrazioni che faranno dell’uomo di Hellhound On My Trail una leggenda sporgono ancora di due anni nel futuro, ma quando un doppio LP per i tipi della statunitense Origin Jazz Library ne rende di nuovo reperibile, ventotto anni dopo, una ricca scelta di esecuzioni la Columbia (tutt’altra potenza poi) ha dato alle stampe da non molto quel “King Of The Delta Blues Singers” che eserciterà un’enorme influenza sulla generazione di ragazzotti inglesi, Clapton e Rolling Stones in primis, che entro breve avrà il mondo in punta di plettro. In Gran Bretagna si potrà ascoltare qualcosa del Nostro, grazie a una succinta compilazione Heritage, solo nel ’64. Troppo tardi. Continuo? La pubblicazione dell’integrale di Robert Johnson su CD è datata 1990. Un doppio che ha venduto a oggi oltre mezzo milione di copie. Quella di Charley Patton ─ un triplo ─ è storia di qualche mese fa e ha provveduto l’indipendente Catfish. Inimmaginabile che i conti si pareggino. È come se dalla luce abbagliante di Johnson quella di Patton venisse sempre obnubilata. Ve ne dico un’altra? Del primo, notoriamente, esistono due foto. Del secondo, una. E a questo punto mi scappa da ridere.
Prosegue per altre 8.508 battute su Super Bad! – Storie di soul, blues, jazz e hip hop. Pubblicato per la prima volta su “Blow Up”, n.41, ottobre 2001. Charley Patton moriva il 28 aprile 1934. Aveva quarantatré anni.