1) Non ne ricorderò l’esistenza su Facebook tutti i santi giorni con un post identico a quello del giorno prima e del giorno prima ancora e del giorno prima prima ancora eccetera. Per mesi di fila.
2) Quando scriverò qualcosa al riguardo non taggherò trenta o quaranta persone alla volta (e anzi neppure una, a meno che non ci sia una ragione che lo giustifichi), invadendo così i loro profili e senza nemmeno avere avuto la buona creanza di chiedere prima il permesso.
3) Non vi contatterò in privato su Messenger per invitarvi all’acquisto…
4) …e quindi non vi cancellerò dall’elenco delle amicizie nel caso, statisticamente alquanto probabile, che cortesemente decliniate. Né vi bannerò se doveste (giustificatamente) essere non tanto cortesi (magari anche perché ho iniziato con un “caro Alberto” e tu sei Luca).
5) Egualmente, non vi eliminerò dalla lista di cui sopra con l’unica motivazione che il mio libro proprio non vi interessa e questo per fare posto a nuovi contatti da importunare.
6) Non vi manderò, nel caso dovessi essere in possesso del vostro indirizzo di posta elettronica, nemmeno una mail al riguardo.
7) Non attingerò a certi vecchi elenchi degli abbonati di una nota e ormai da un po’ scomparsa rivista per inviarvi a casa volantini pubblicitari. Perché ci sono normative sulla privacy che andrebbero rispettate e incidentalmente anche perché sarebbe una cosa piuttosto dispendiosa e cretina da fare. In sette anni almeno un 20% di quegli abbonati avrà cambiato recapito e più di qualcuno/a non è sfortunatamente più fra noi (immagina il genitore, l’ex-consorte, un figlio che si ritrova nella buca delle lettere un invito a comprare il prezioso tomo).
8) Niente offerte speciali legate all’attuale o a future pandemie.
9) Niente recriminazioni riguardo al fatto che nessuno si è degnato di recensirlo, questo capolavoro assoluto della saggistica musicale mondiale di ogni luogo ed epoca. Anche perché forse qualche recensione uscirà, visto che nella mia ormai discretamente lunga carriera mai mi sono prodotto in pubblico in giudizi sprezzanti, e ciò che è più grave immotivati, riguardo a questo o quel collega. E quindi credo che qualcuno mi stimi, qualcuno no, qualcuno – professionalmente parlando – non mi sopporti proprio ma nessuno mi schifi umanamente perché l’ho gratuitamente (e sottolineo il “gratuitamente”) esposto al pubblico ludibrio una, due, tre, dieci volte (a latere: aspetto ancora querele riguardo a certi articoli che pubblicai sette anni fa riguardo a una certa cooperativa; mai arrivate: strano).
Una cosa che farò (a giorni) per promuovere questo mio primo riordino di archivi e i numerosi titoli che gli andranno dietro nei prossimi mesi e anni, sempre la che salute mi assista e il Fato non mi tenda “il” trabocchetto, sarà invece riattivare una pagina su Facebook che esiste da tempo ma è stata tenuta in sonno. Ecco: per quella magari vi chiederò un “like”, che diversamente dai miei libri non costa nulla. Se me lo concederete, ve ne sarò grato. Se no nessuna rappresaglia, giuro.
Oh, se nel mentre mi leggevate vi fosse venuta una voglia irresistibile di sorbirvi il sottoscritto per quattrocento pagine dense di storie e incidentalmente consigli per altri acquisti (o comunque ascolti), potete togliervela comprando Venerato Maestro Oppure qui.
Dimenticavo… Un’altra cosa che farò, come da abitudine cui mai sono venuto meno dacché lavoro, sarà versare la mia quota di tasse per ogni singolo euro guadagnato. Forse sarebbe stato più comodo e fruttuoso cercare una tipografia compiacente e ricevere i soldi direttamente da chi acquista, ché tanto poi (se non si tratta di cifre davvero importanti) chi vuoi che controlli quanto ti è stato bonificato o ti è arrivato tramite Paypal, ma io purtroppo sono fatto così. Male. Uno sfigato, direbbe qualcuno.
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