A partire da oggi non sono più attivi su questo blog i link per acquistare James Brown – Nero e fiero, pubblicato da Vololibero nel 2017, e Neil Young – Come un uragano: interviste sulla vita e la musica, edito da minimum fax nel 2015. Qualcuno potrebbe porsi delle domande al riguardo. Può darsi che fra qualche giorno io dia delle risposte.
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Un uomo dai tanti talenti – Per (e di) Marco Mathieu
Marco Mathieu, che come molti già sapranno se n’è andato – tragicamente troppo presto, tragicamente troppo tardi – la vigilia di Natale, ha illuminato nel suo passaggio su questa terra molte vite e ne ha vissuto più d’una. Almeno due, per limitarsi al pubblico. Nella prima, quella per cui è noto pure fuori dai nostri confini, fu il bassista dei Negazione, una delle più grandi band dell’hardcore mondiale. Nella seconda fu giornalista al pari di valore, o forse più. Per alcuni anni fu entrambe le cose. Cominciava scrivendo per “Velvet”, il mensile che il Vostro affezionato fondava con altri nell’estate del 1988. Marco esordiva sul numero 4, datato gennaio 1989, con la recensione di un altro debutto (il primo, omonimo EP dei Fugazi) e un’intervista a Lou Barlow dei Dinosaur Jr., raccolta al torinese Hiroshima Mon Amour in occasione di un concerto cui anch’io avevo presenziato.
Non ricordo nei dettagli (ne sono passati di anni…) come andò esattamente. Sono però abbastanza sicuro che fu Paolone Ferrari a dirmi che Marco, che conoscevo solo di fama e di vista, era interessato a una collaborazione e a chiedermi se poteva girargli il mio numero di telefono. E sono assolutamente certo che quel mazzetto di fogli A4 dattiloscritti mi fu consegnato brevi manu a casa dei miei genitori, dove ancora risiedevo. E niente… do una scorsa, mi pare che il pezzo vada bene, dico a Marco che verrà pubblicato senz’altro e che se ha altre idee le proponga (due mesi dopo firmerà due pagine molto dense a proposito di “contaminazioni metalliche”: il suo primo articolo “vero”), scambiamo due chiacchiere e lui si congeda. “Certo che ne conosci di gente strana”, mi fa mia madre quella sera a cena. “Che simpatico, però”. Già.


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Due milioni di grazie
Nove anni e nove giorni (e, per essere pignoli, quattro ore e tredici minuti, visto che andava on line alle 19:15 del 31 dicembre 2011): tanto ha impiegato Venerato Maestro Oppure a tagliare il traguardo dei due milioni di visite. Conteggio che oltretutto non include le visualizzazioni di quanti, per così dire “abbonati” (attualmente sono 672), ricevono ogni post via mail. Facendo una media ponderata di coloro che da quell’ultimo giorno del 2011 hanno cliccato sul pulsante “Seguimi” e moltiplicando per il numero dei post (questo è il 1787°) azzarderei dunque che i grazie del titolo dovrebbero essere tre milioni e non due.
Ma questo era ieri e più di qualunque sassolino che potrei togliermi dalle scarpe (ma anche no, dai, chissenefrega) conta che oggi, domani, fra una settimana, un mese, altri dieci anni e insomma fin quando ne avrò voglia e ne sarò in grado, e ci sarà cosi tanta gente a leggerlo, Venerato Maestro Oppure verrà costantemente aggiornato. L’accesso resterà gratuito (il ritorno che ne ho in termini di visibilità, soprattutto ora che ho preso ad autoprodurmi libri, mi basta; a quello ho sempre mirato) e qui sopra non troverete mai pubblicità. Una scelta dovuta al fatto che sulla pubblicità suddetta non potrei esercitare alcun controllo e non mi va che la grafica pulita del blog ne venga sporcata. Spiacerebbe a me, spiacerebbe ai lettori e per qualche decina o centinaio di euro che siano all’anno penso non ne valga la pena.
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Lotta impari
Stavolta non ce la posso proprio fare. A conquistare la vetta della classifica di settore e quasi monopolizzarla per due mesi filati, con anche qualche successivo ritorno di fiamma. Ubi Liga, VM cessat.
Ci siamo quasi
Il primo volume di Extraordinaire (nonché secondo della EncicloCilia – copyright Stefano “Bizarre” Quario) è al momento in seconde bozze. Pagine 270, € 23. Stay tuned.
Memorabilia (8)
Trentatré concerti (in ordine alfabetico; non riuscirei mai a ricostruire quello cronologico) cui ho assistito al Big Club fra il 1985 e i primi anni ’90. Sono andato a memoria. Per certo mi sarò dimenticato di qualcuno di clamoroso.
Babes In Toyland, Carmel, Nick Cave & The Bad Seeds, CCCP Fedeli Alla Linea, Cheb Khaled, Church, Julian Cope, Cowboy Junkies, Cramps, Willy De Ville, Echo & The Bunnymen, Fleshtones, Gang, Go-Betweens, Green On Red, Gun Club, Hüsker Dü, Jesus And Mary Chain, Long Ryders, Loop, Youssou N’Dour, Nomads, Not Moving, Ozric Tentacles, Pankow, Rain Parade, Jonathan Richman, Sonic Youth, 10,000 Maniacs, That Petrol Emotion, Thin White Rope, Alan Vega, Wall Of Voodoo
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Memorabilia (6)
Ho visto i R.E.M. dal vivo due volte. La prima di spalla c’erano i Go-Betweens. Me li persi. La seconda i Grant Lee Buffalo. Non me li ricordo.
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Perché il mio primo libro autoprodotto è un’esclusiva Amazon (e lo saranno anche i successivi)
Come spiegato nell’introduzione a Venerato Maestro Oppure (se non lo avete acquistato, potete recuperarla qui), quando il 31 dicembre 2011 diedi vita a questo blog l’idea era di mettere un piede in Rete per instaurare un dialogo diretto con chi ancora mi leggeva sulle riviste e insieme ricordare la mia esistenza a chi, pur restando appassionato di musica, le riviste non le comprava più, o solo occasionalmente, o non quelle su cui scrivevo/scrivo io. Una platea che si rivelò discretamente folta (parla chiaro in tal senso un contatore che certifica a oggi quasi due milioni di pagine viste e questo senza includere le centinaia di abbonati che ricevono i post via mail) e cui cominciai a offrire gratuitamente una piccola percentuale dei miei immensi archivi. Mi cito: “Era pubblicità a costo zero a parte il tempo dedicatogli, era un regalare con l’idea che un giorno da quell’archivio avrei potuto cavarci dei libri. Essere finalmente l’editore di me stesso…”. Fu pure a ragione di questo progetto in nuce (di più al riguardo nell’introduzione alla seconda antologia, che conto di fare uscire in novembre) che i miei rapporti con la Stemax, che all’epoca mandava in edicola il mensile “Il Mucchio” e vari supplementi fra cui il semestrale “Extra”, da già non idilliaci quali erano si fecero pessimi. Accadde quando colei che si era issata ai vertici della cosiddetta (molto cosiddetta) cooperativa ventilò una ristampa in formato digitale di tutti i numeri di “Extra”. Ipotizzando un prezzo di vendita ridicolo e chiarendo che non pensava minimamente a compensare – neppure con una cifra simbolica! – gli autori che pure, ai sensi delle vigenti normative in materia, detenevano ogni diritto su quei materiali. Per una parte rilevantissima il mio catalogo di articoli lunghi si sarebbe così trovato a non valere più nulla. Non la presi bene, ma – ripeto – è vicenda che affronterò più estesamente in altra sede e giusto perché non lo si può evitare, senza trarne piacere alcuno e men che meno con intenti vendicativi, giacché il tempo è stato galantuomo e la farina del diavolo è andata in crusca.
Tornando all’argomento del titolo… Quando nacque il blog stampare in proprio aveva ancora costi, se non proibitivi, alti e in ogni caso non alla portata delle mie tasche. In compenso l’eBook era in piena fioritura, i più ipotizzavano addirittura che avrebbe relegato il libro su carta in una sorta di riserva indiana simile a quella in cui era stato confinato il disco in vinile (e invece…), ed era dunque a quel formato a esborso zero che pensavo. Solo che sono uno che impiega ere geologiche a mettersi in moto (per dire: quando iniziai a vagheggiare venerato-maestro-oppure.com doveva essere il 2005). Solo che volevo vedere se sul serio l’eBook si sarebbe preso la più parte del mercato librario e i dati italiani lasciavano molti dubbi al riguardo. Solo che i casi della vita a un certo punto si sono messi di mezzo e ho dovuto preoccuparmi di ben altro dal novembre 2015 all’estate 2016. Solo che nel frattempo i costi tipografici di un’autoproduzione erano scesi tantissimo e maturava sempre più forte in me la convinzione (i fatti l’hanno suffragata) che la stragrande maggioranza della platea cui mi rivolgo sia affezionata alla carta e consideri l’eBook al massimo un (più economico) ripiego. Nel 2018 prendevo allora a considerare seriamente la possibilità di fondare una casa editrice. Per autopubblicarmi, per cominciare. Con il sogno, se fosse andata bene, di offrire in un secondo momento ad alcune persone che stimo la possibilità di aggregarsi, ricevendo per farlo royalties di alcuni ordini di grandezza più alte di quelle che offre (quando le offre) l’editoria ufficiale. E fu a quel punto che fra il progettare e il fare si misero di mezzo burocrazia e balzelli. Si trattava (ovvio!) di fondare una società, una s.a.s. per la precisione, che può anche avere un unico socio ma nel mio caso ne avrebbe avuti due. Le società si fondano davanti a un notaio ed ecco il primo costo. Modesto e una tantum, giusto qualche centinaio di euro. La contabilità della società sarebbe stata delle più semplici ma per non correre rischi è sempre meglio affidarsi a un commercialista, giusto? Aggiungete un 5-600 euro all’anno. Ci si può stare ancora. Poi però mettetene 3.500 che vanno versati forfettariamente all’INPS se anche non hai avuto un centesimo di guadagno. E dal primo centesimo di guadagno i soci pagano l’Irpef. Come è giusto sia, ma forse un po’ troppo rispetto a quello che sarebbe giusto per chi vorrebbe provare a fare impresa. Sommate i costi di stampa da anticipare alla tipografia e poi e anzi soprattutto considerate che i libri occupano spazio e a un certo punto devi per forza affittarlo, a meno di non ristampare mai quando una tiratura va esaurita oppure, se non va esaurita, se vuoi tenerti delle copie per quelli che potrebbero chiedertele a distanza di anni. Mettici il dovere preparare un pacco (non ho mai considerato – MAI – una distribuzione in libreria: sommare quel costo ai già menzionati per una casa editrice minuscola significa condannarsi alla morte per fame e punto) e fare la coda in posta ogni volta che ricevi un ordine. Insomma: una fatica pazzesca per andare forse pari, con le vendite che ipotizzavo tenendomi saggiamente basso, dopo due anni, se non tre. Ne valeva la pena? Stavo scoraggiandomi.
Poi, grazie a un collega che non ringrazierò mai abbastanza, ho scoperto che da qualche tempo Amazon offre la possibilità di pubblicare in proprio non solo eBook ma pure libri “veri”, con la formula del “print on demand”. Fornisci un pdf e, ogni volta che qualcuno lo ordina, una singola copia viene stampata e spedita. Stabilisci tu (entro determinati parametri) il prezzo, Amazon sottrae un costo di stampa prefissato e la sua quota di guadagno e ti versa, mensilmente e al netto delle tasse, il resto. Una volta all’anno ti rilascia la relativa certificazione fiscale. Rischio di impresa: zero. Non puoi perderci altro che il tempo che ci hai dedicato. Che avreste fatto al posto mio? Avreste avviato l’insensato ambaradan di cui sopra pur di non mettervi, per così dire, in società con Jeff Bezos? Cosa che avrei in ogni caso fatto a suo tempo, non essendoci alternativa vera, se avessi cominciato a pubblicare eBook. Che NESSUNO distribuisce in proprio.
Capisco che a qualcuno non piaccia il sistema Amazon. Capisco benissimo chi i libri preferisce acquistarli in libreria, visto che è così anche per il sottoscritto. Ma Venerato Maestro Oppure non sarebbe comunque mai andato in libreria. Senza Amazon, me lo sarei pubblicato e distribuito da solo, salvo magari poi constatare che il gioco non valeva la candela e allora non avrebbe avuto i successori che invece avrà. Grazie ad Amazon, piaccia o meno. Di nuovo: che avreste fatto al posto mio?
Pubblicità per me stesso (1)
Due chiacchiere con l’amico e collega Luca Castelli, prendendo spunto dall’uscita di Venerato Maestro Oppure, sull’inserto torinese del “Corriere della Sera” di oggi.