Hard rock 1968-1977 (una discografia di base)

Dopo appena un annetto di pausa riprende la serie delle guide all’ascolto per principianti assoluti. Questo mese riassumo l’epoca aurea dell’hard rock per tramite, al solito, di dieci album esemplari. Qui.

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18 commenti

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18 risposte a “Hard rock 1968-1977 (una discografia di base)

  1. Paolo B.

    Contento per il ritorno di queste discografie base, dispiaciuto per l’assenza dei Thin Lizzy.

    Paolo B.

  2. È bello leggerti nuovamente, Eddy. Confesso che, dopo aver letto la tua, mi sono abbandonato anche io al tentativo di creare una lista; la verità è che dieci dischi non bastano per rappresentare anche solo i capisaldi del genere nel suo periodo più fecondo. Le tue scelte ci stanno tutte; io, però, avrei sostituito i Free con “Virgin Killer” degli Scorpions (che troveranno il grande successo negli anni ’80 ma a metà ’70 introducono al mondo un talento assoluto come Uli Non Roth), “Destroyer” con “Alive!” (anche per avere un rappresentante del doppio dal vivo, che, come acutamente scrivi, è un feticcio del genere), “Get Your Wings”, ancora troppo stonesiano, con “Rocks” (anche se il mio gusto personale direbbe “Toys In The Attic”) e “Let There Be Rock” con “Highway To Hell”, che è oggettivamente il classicissimo della prima fase degli AC/DC. Rimango comunque combattuto in merito alla sostituzione dei Grand Funk Railroad con “Jailbreak” dei Thin Lizzy, perché entrambi i gruppi dovrebbero essere rappresentati, ma comunque mi prenderei il rischio di sostituire entrambi con “Rising” dei Rainbow, che è un caposaldo influentissimo sullo sviluppo del genere (come pure dell’heavy metal) fin dalla copertina. Inoltre, non poter includere tra i “precursori” anche “Truth” di Jeff Beck e “Kick Out The Jams!” degli MC5 mi disturba alquanto. Ma d’altronde dieci dischi sono dieci (e comunque rimangono fuori i debutti dei Bad Company e dei Montrose; un bel casino, insomma).
    Grazie per questo spunto di riflessione; in attesa della successiva puntata ’78-’90.

    • Mi è venuto in mente che nell’ipotetica lista non è menzionato nemmeno il primo omonimo dei Boston; insomma, è davvero complicato redigere una lista di dieci dischi hard rock fondamentali del periodo ’68 – ’77.

      • Mauro

        Credo che Eddy non avrebbe inserito i Boston e gli Scorpions neanche se la lista fosse stata di 100 dischi.

      • Infatti Eddy, per quanto enormemente competente in materia musicale, non è la prima persona a cui mi rivolgerei per una lista di ascolti essenziali hard rock. Però, dal momento che propone una lista come critico, è giusto che si ponga da critico, al netto delle sue ben note idiosincrasie (ognuno ha le sue, beninteso); e gli Scorpions e i Boston sono indiscutibilmente esponenti di primo piano della storia dell’hard rock

      • Piccola nota personale – Fra i primi dieci LP che acquistai, quindicenne folgorato dal rock, uno era “24 Carat Purple” e un altro “Free Live!”. Per dire quanto l’hard (un certo hard, almeno) faccia parte da sempre del mio DNA.
        Piccola nota professionale – Quando mi misuro con la stesura di liste di dischi – siano dieci, cento o mille, come nel caso del volumone Giunti che tante edizioni e tanta fortuna ha avuto – mi impegno strenuamente, per quanto è umanamente possibile, a non fare entrare in gioco il mio gusto e a mettere da parte qualunque idiosincrasia. Lo testimonia la presenza proprio nel libro citato di gruppi e album (nemmeno pochi) che schifo visceralmente ma che sarebbe stato demenziale non includere.

      • Ancora grazie per la risposta. Ben lungi da me accusarti di trascuratezza professionale; mi limitavo ad osservare che, da quello che ho capito della tua parabola di ascolti, l’hard rock “classico” non è esattamente in testa alle tue preferenze sonore ed estetiche. Di qui la mia risposta a Mauro sulla prima persona a cui domandare una lista. Poi mi rendo perfettamente conto che sei consapevole del fatto che i doveri del critico impongono scelte (per essere cattivi potremmo dire “ammissioni”) con cui il proprio gusto personale non concorda (salvo essere Lester Bangs, probabilmente); mi interrogavo solamente su quanto sia possibile “estraniarsi da sé” e dai propri gusti, anche inconsapevolmente, per il dovere critico-cronachistico. Il fatto che i dischi di gente del calibro di Scorpions e Boston non siano stati considerati mi porta a pensare che ci sia un limite fisiologico a ciò, probabilmente connaturato alla ineliminabile componente soggettiva in questo tipo di operazioni (e forse in ogni operazione di critica), ma, di nuovo, probabilmente è la mia componente soggettiva che interviene in questo giudizio, e quindi non volermene. L’idea era quella di fornire spunti di valutazione per auspicabilmente arrivare ad una ipotetica “lista definitiva” (ammesso che ciò sia possibile).

      • Una decina di anni fa curai per “Blow Up” un “Essentials” in due puntate (la prima incentrata sul Regno Unito, la seconda sugli USA) dedicato all’hard rock. I titoli erano quaranta e in effetti nemmeno lì (faccio presente che le scelte furono frutto di un’approfondita discussione che coinvolse altri cinque collaboratori oltre al sottoscritto) i Boston e gli Scorpions ce la fecero a entrare. Potevano starci? Sì, ma si optò per nomi più oscuri e, se la memoria non mi tradisce, nessuno li propose. Sono però convinto che, se i titoli fossero stati non dico cento ma cinquanta, non sarebbero rimasti fuori.

    • È bello dialogare con una persona come te, garbata quanto preparata e abile ad argomentare. Poche cose mi danno piacere come leggere opinioni magari distanti dalle mie ma ben motivate.
      “Alive!” non compare perché mi pareva che un live bastasse, che i Grand Funk Railroad (che pure fra questi dieci gruppi sono nettamente quelli invecchiati peggio) non potessero non esserci e che l’unico album adatto a rappresentarli fosse il doppio dal vivo. Fra i lavori in studio dei Kiss “Destroyer” è quello della… uh… maturità e su questo direi che non c’è enciclopedia che non sia d’accordo. È anche il più popolare fra i fans e, trattandosi di una discografia minima, ho ritenuto di accodarmi.
      Per mio gusto personale fra “Toys In The Attic” e “Get Your Wings” voto tutta la vita il primo. Ho optato per “Get Your Wings” perché lì gli Aerosmith cominciavano a diventare gli AEROSMITH.
      “Highway to Hell” è del 1979 e quindi cronologicamente non poteva entrare in una trattazione che assume il primo Van Halen ad atto fondante di un sound non più “hard” bensì “heavy”.
      Sempre a proposito di gusti: ho in casa un unico titolo dei Grand Funk Railroad (indovina quale), un paio dei Kiss (uno è ovviamente “Destroyer”) e un’abbondante decina dei Thin Lizzy. Ma in un elenco di classici dell’hard per principianti assoluti limitato a soli dieci titoli, be’, i Thin Lizzy non entrano. Idem i Bad Company, a maggior ragione se già ci sono i Free. Idem i Rainbow quando già ci sono (lo so che sono due robe parecchio diverse, ma che abbiano in comune il chitarrista non è proprio irrilevante) i Deep Purple.

      • Ti ringrazio per le belle parole che hai la gentilezza di riservarmi.
        Capisco la scelta per i Kiss, ed effettivamente togliere i Grand Funk dalla lista non è decisione da prendere a cuor leggero. Diciamo che ci può stare di includerli. I Free, però, possono essere eliminati, e non tanto per l’importanza storica, evidentemente indiscutibile, quanto, piuttosto, perché di hard in “Fire & Water” c’è essenzialmente “All Right Now” e la canzone omonima, e soprattutto perché il loro disco veramente significativo è “Tons Of Sobs”, che, però, al più si collocherebbe nella categoria proto-hard con “Truth”, “Led Zeppelin I”, ecc.
        Quanto ai Thin Lizzy, mi trovo a dissentire, per la qualità dei dischi e l’influenza che hanno avuto sulla musica successiva (per espressa ammissione di Steve Harris, senza le armonizzazioni chitarristiche dei Thin Lizzy, oltre che naturalmente dei Wishbone Ash, gli Iron Maiden sono inconcepibili). Lo stesso discorso vale per i Rainbow, a cui si aggiunge la particolare qualità di “Rising” (anche là, senza questo disco, sia il power metal che plettratori neoclassicisti come Malmsteen non sarebbero mai esistiti; possiamo anche discutere se sarebbe stato un bene o un male, ma l’importanza storica è indiscutibile).
        Comunque restiamo nell’ambito dell’opinabile; anzi, non è proprio questo il bello di compilare liste di questo tipo? 🙂
        Ancora grazie

  3. Mauro

    Non sono d’accordo. O meglio, è vero che un critico deve cercare di essere il più obiettivo possibile, ma questo non significa abiurare quella che è la propria idea di cosa è buono e cosa non lo è. Eddy, come penso la maggior parte degli utenti di questo blog, ha avuto la sua illuminazione (musicale) con il punk. E per quanto con gli anni possiamo ridimensionare alcune cose e rivalutarne altre, alcune continuano a risultarci indigeribili. Ovviamente, tu hai tutto il diritto di pensarla diversamente, sai che noia se tutti la pensassimo allo stesso modo.

    • Mi sta bene che qualcosa risulti individualmente indigeribile. Ma, se si propone al neofita di un genere una discografia minima fondamentale del genere stesso, occorre porsi con la massima obiettività possibile. Ecco, a me non pare di riscontrare questa obiettività nelle tue parole; probabilmente sono io che non colgo, però. In generale, osservo che chi è rimasto musicalmente illuminato dal punk difficilmente potrà considerare meno che con sospetto una serie di proposte musicali hard rock che si ponevano all’antitesi di ciò che il punk del ’77 rappresentava a livello sonoro ed estetico; questo, però, non significa che la lista di Eddy sia “sbagliata”, ci mancherebbe altro, però per me (che non sono un critico musicale da quarant’anni, beninteso) presenta alcune scelte migliorabili. Tutto qui.
      Mi permetto di insistere: la vera sfida sarebbe una discografia minima di hard rock ’78 – ’90; temo l’inserimento di Raging Slab e Masters Of Reality pur di escludere Journey e Def Leppard. Però penso ci potremmo trovare d’accordo su “Shake Your Money Maker” 🙂

      • Mauro

        Mai mi permetterei di affermare che non sia stato tu a cogliere il mio punto , al limite sono io a non essere riuscito a spiegarmi. Ovvio che parlo solo per me (e mi scuso anche con Eddy per avere detto che lui i Boston e gli Scorpions li detesta: semplice deduzione di chi legge i suoi articoli da qurant’anni o su di lì). Quello che volevo dire è che anche l’oggettività assoluta, secondo me, non esiste. Che anche l’oggettività è (scusa l’ossimoro) soggettiva. Per me, “oggettivamente”, gli Scorpion, i Boston, i Journey e i Def Leppard sono band orrende che hanno partorito dischi orrendi. Nel mio mondo ideale non esisterebbero. E sono sicuro che tu considererai “oggettivamente” di poco valore se non orrendi dischi e/o artisti che io magari venero. Tieni presente però che quando ho iniziato ad acquistare dischi la musica si pagava e neanche poco. E che acquistare certe riviste anziché altre e all’interno di suddette riviste avere dei critici di riferimento anziché altri (non per l’ oggettività ma per la sensibilità condivisa) era importante. Perché, in nome della cosiddetta oggettività, rischiavi di dilapidare 12.000 lire (dodicimilalire!!!) che avevi fatto i salti mortali per mettere da parte per un disco che ti faceva vomitare. Quindi se fossi un critico (che non sono, bada bene) mai raccomanderei ad un ragazzo che sta cominciando a farsi una collezione (ammesso che esistano ancora) un disco che io trovo (oggettivamente per me, soggettivamente per qualcun altro) ributtante. Si vede che sono vecchio, eh?

        Spero di avere chiarito il mio punto di vista e, sì, su “Shake Your Money Maker” siamo d’accordo su tutta la linea. 🙂

        E soprattutto è un piacere disquisire della nostra passione comune con una persona che, al netto della differenza di vedute, sa porsi con tale grazia (la guerra tra fazioni che a quei tempi combattevo, quella no, non mi manca per niente). Alla prossima.

      • Lo scoprirai solo vivendo e aspettando qualche mese (sarebbe carino pubblicarla sotto Natale). Certamente, essendo l’argomento l’heavy metal (’78-’91) e non più l’hard, non vi figureranno né i Journey né i Black Crowes. I Raging Slab sono dei minori, dai, e i Masters Of Reality il tipico culto (ho questi e quelli, va da sé, ma quando mai in una lista di dieci…).

      • Molto interessante, grazie della anticipazione. Sappi che su quella più che su altre non ti farò sconti! 🙂
        Scherzi a parte, se si parla di heavy metal, è evidente che Journey e Black Crowes non hanno diritto di cittadinanza; per quello mi sembrava che una lista di hard rock (non heavy metal) del periodo ’78-’90 potesse essere stimolante, ma mi rendo conto che a quel punto sarebbe stato davvero difficile non fare i conti con dischi a te sgraditi, Journey in primis (peraltro, ricordi la disputa sull’AOR che avevamo fatto proprio qui sul tuo blog? Sono già passati dieci anni…); e infatti la citazione di gruppi pacificamente minori come Raging Slab e Masters Of Reality era una forma di auspicabilmente garbata canzonatura, della quale spero mi perdonerai.
        Come che sia, leggerò con la solita passione la tua lista, che riguardi il metal, la trance o altro ancora. Anzi, nuovamente ti ringrazio, perché, ad esempio, quella sullo shoegaze – genere che apprezzo marginalmente e che conosco poco – mi è stata utile per orientarmi, scovando i fondamentali. A presto.

      • Mauro

        Non vedo l’ora. Anche se secondo me la lista sarà sbilanciata (il periodo 78-86 – tolto l’ immenso debutto dei Van Halen, i Metallica e poco altro – ha partorito, in ambito Hard/Metal, una quantità di immondizia che neanche il progressive nei primi settanta) mentre il periodo 87-91… mamma mia! Sarà sicuramente l’occasione buona per un altro (piacevolissimo) scambio di vedute con Orgio.

  4. Anonimo

    Mi manca solo quello dei Free

    • Mauro

      Male. Molto male. Il migliore del lotto insieme a quelli dei Led Zeppelin, dei Black Sabbath, degli Aerosmith e dei Blue Öyster Cult (IMHO, of course).

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