Archivi del mese: ottobre 2023

Rufus Wainwright – Folkocracy (BMG)

Per i suoi cinquant’anni il figlio di Loudon e Kate McGarrigle (nipote di Anna) e fratello di Martha si e ci regala l’album che non ci si aspettava più da uno che si è sempre fatto un punto di onore di stupire a ogni uscita e, insomma, non dare quasi mai al pubblico ciò che da lui si sarebbe aspettato in quel momento. A costo di perderne per strada gran parte, facendo andare dietro a “Release The Stars”, AD 2007 e che rimane il suo più grande successo, in cui rifiniva e riassumeva un canone di cantautorato pop fra l’estenuato e l’eccessivo (certi arrangiamenti orchestrali! certi svolazzi vocali!) ma di gran classe, due live di fila (uno dei quali rifacimento integrale di un concerto di Judy Garland), uno di brani per soli piano e voce e un box autocelebrativo di diciannove (!!!) fra CD e DVD. Più avanti confezionerà addirittura un’opera lirica e un album tutto di sonetti di Shakespeare messi in musica. Benedetto… ragazzo: probabilmente proprio perché immaginava che da lui, rampollo di una sorta di casa reale canadese del folk, in molti bramassero piuttosto un disco come questo ce lo ha fatto attendere così a lungo.

Ne è valsa la pena e ci sta e non lo sciupa (però, ecco, di Nacht und Traüme di Schubert si sarebbe fatto a meno) che del genere Rufus mostri di avere una concezione eterodossa, visione tanto ampia da comprendere Twelve-Thirty dei Mamas & The Papas (di cui porge lettura fedele), Harvest del connazionale Neil Young (più campagnola che mai) e High On The Rocky Ledge di Moondog (una resa fiabesca), che affianca a riletture di Ewan MacColl e Peggy Seeger, Van Dyke Parks, Charlie Monroe e a numerosi tradizionali. Fra i quali una Cotton Eyed Joe ricalcata su quella di Nina Simone e da standing ovation. Come parecchio del resto.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.455, agosto 2023.

Lascia un commento

Archiviato in archivi, recensioni