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Una guida a Prince in dieci album

Oltre che prematura straordinariamente intempestiva (il che aggiungeva tragedia a tragedia) l’uscita di scena di Prince il 21 aprile 2016. Se ne andava al punto più basso di una parabola artistica a quel punto già quasi quarantennale e non sapremo dunque mai se sarebbe stato capace o meno di invertire una curva discendente da quasi dieci anni. Ci resta a consolazione un lascito imponente per quantità e con eccezionali apici qualitativi. Ne ho scelti dieci. Qui.

https://hvsr.net/post/2024/prince-for-dummies

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Hard rock 1968-1977 (una discografia di base)

Dopo appena un annetto di pausa riprende la serie delle guide all’ascolto per principianti assoluti. Questo mese riassumo l’epoca aurea dell’hard rock per tramite, al solito, di dieci album esemplari. Qui.

https://hvsr.net/post/2024/hard-rock-68-77-for-dummies

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Una guida allo shoegaze in dieci dischi

La storia di una musica che egualmente respingeva e seduceva, vaporosa, granitica e magmatica, il cuore di panna di melodie ineffabilmente insidiose che batteva con metronomia post-kraut e proto-baggy sotto strati di chitarre che sventagliavano feedback piuttosto che riff. Raccontata attraverso dieci album. Qui.

https://hvsr.net/post/2023/shoegaze-for-dummies

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Punk (una discografia minima)

Ci sono anni che non durano esattamente un anno, soprattutto se è di rock che si parla. Nello specifico, quando parliamo del primo punk si fa riferimento sempre al 1977, ma è un 1977 che cominciava in realtà nel ’76 (c’è chi dice addirittura nel ’74) e avrebbe avuto estese propaggini nel ’78. Lo racconto, per tramite di dieci album classici, qui.

https://hvsr.net/post/2023/punk-for-dummies

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Da qualche parte bisognava pur cominciare (Grunge For Dummies)

Perché almeno a questo Aranzulla non aveva ancora pensato. Perché OK gli algoritmi, ma avere ascoltato gli album che consigli e, oltre a quei dieci, alcune decine di migliaia di altri conserva il suo peso. Perché mi piace giocare a tutto campo e dopo quarant’anni ho ancora voglia di mettermi in discussione. Perché la carta è bella, bellissima, però anche un sito ben fatto e – rarità assoluta – originale ha una sua ragion di essere. Perché chi già sa trarrà piacere da un ripassino e chi non sa scoprirà (essere principianti assoluti ha i suoi vantaggi). Perché naturalmente salterà sempre fuori qualcuno che mi rinfaccerà che nel ’97 avevo scritto altro a proposito di questo o quel disco: come se cambiare idea non fosse lecito e magari e persino indice di intelligenza, di consapevolezza dei propri limiti. Perché ogni lista genererà discussioni e contestazioni. Perché le basi, santiddio, le basi! Perché se qualcuno ha la pazienza di corteggiarmi e aspettarmi per mesi finisce che amor che a nullo amato amar perdona.

Questa lista di dieci classici del grunge (da qualche parte bisognava pur cominciare e mi andava così) è la prima di una serie auspicabilmente lunghissima di cui, nella settimana iniziale di ogni mese, Humans vs Robots pubblicherà una puntata. Lo schema sarà sempre lo stesso: una breve introduzione seguita dalle schede di dieci album, ciascuna preceduta dalla copertina e seguita da un video. Buona lettura e, nel caso, mirate al petto e risparmiate il viso.

https://hvsr.net/post/2023/grunge-for-dummies

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Fantastic Negrito: l’artista che visse due volte

Scopriremo a mesi se la sua collezione di Grammy si arricchirà del quarto. Per intanto, se è dell’uomo nato Xavier Amin Dphrepaulezz che si parla a contarne le vite lo diremmo nel pieno della quinta. Fosse un gatto, gliene avanzerebbero comunque quattro.

Il ragazzo che volle farsi Principe

Siccome con l’alias che gli ha regalato la fama esordiva nel 2014, con un mini, e non dava alle stampe il primo album che nel 2016, ci viene naturale pensare a Fantastic Negrito come a un giovincello, quando il prossimo 20 gennaio spegnerà cinquantacinque candeline. Giusto una settimana prima di Tricky, che collaborando a Blue Lines inscriveva per la prima volta il suo nome nel Grande Libro della Popular Music trentun anni fa, e di Mike Patton, che nel 1991 da un pezzo era una rockstar. Del Nostro, Wikipedia certifica che nasceva nel Massachusetts, ottavo di quindici figli. Altre fonti lo confermano ottavo ma di quattordici e ci informano che il padre, musulmano di stretta osservanza di origini somale, era già sessantatreenne quando Xavier vedeva la luce. Sia come sia: la famigliona si trasferiva a Oakland nel 1979 e da lì a breve l’appena dodicenne lasciava la scuola per la strada. Sottratto alla patria potestà dagli assistenti sociali passava da un affido all’altro e a fargli scampare il riformatorio erano una donna di nome Rose dal gran cuore e dal destino prematuramente segnato (morirà di cancro; è dedicata a lei She Don’t Cry No More, bonus in un’edizione Deluxe datata 2017 del Fantastic Negrito EP) e una fortuna sfacciata. Manco un arresto, nonostante lo spaccio di erba fosse la sua principale fonte di introiti, seguita per arrotondare dai furti in appartamento. Fintanto che un componente di un’altra gang non gli punterà una pistola in faccia per rapinarlo. E allora ciao Oakland.

Frequentando la piccola scena punk locale, assistendo allo sboccio dell’hip hop, si era nel frattempo innamorato della musica. A imprimere una svolta decisiva alla sua traiettoria esistenziale era in ogni caso altro, un album del 1980 ascoltato in differita. Titolo: Dirty Mind. Autore: Prince. Apprendendo sbalordito che costui aveva fatto tutto da sé, e da autodidatta, e che era il pianoforte il primo strumento su cui aveva messo le mani, decideva che ne avrebbe seguito l’esempio.

Prosegue per altre 17.147 battute qui.

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