
Da questo fulminante scambio di battute fra Jello Biafra, inviato davvero speciale che in pieno ciclone Cop Killer il mensile “Spin” spedì a dibattere il caso con il principale interessato, e Ice-T emergono in pieno due caratteristiche del secondo ─ intelligenza e spacconaggine ─ che molto hanno contribuito all’edificazione del suo mito, un mito che regge con disinvoltura le tante contraddizioni del personaggio, dell’artista, dell’uomo in forza di un carisma straordinario. Tracy Marrow (questo il vero nome del Nostro) sa essere davvero sconcertante. Per dire: in chiusura di Power, il brano che dà il titolo al suo secondo album, un lavoro ormai vecchio sette anni, affermava che “il denaro controlla il mondo e questo è un fatto/e una volta che ce l’hai puoi dire il cazzo che vuoi!/È potere!”. Dichiarazione alquanto berlusconiana nello spirito ma purtroppo incontestabile. Solo che pochi minuti dopo, in Radio Suckers, il rapper nativo del New Jersey e californiano di adozione sibila: “Faccio dischi per amore della musica, non per i soldi”. Il pezzo successivo si chiama I’m Your Pusher, “Sono il tuo spacciatore”, ed è tutto costruito su un campionamento della leggendaria Pusherman di Curtis Mayfield, dalla colonna sonora di Superfly. Bisogna seguire il testo con molta attenzione per accorgersi che Ice, lungi dal glorificare la figura dello spacciatore (aberrazione sovente praticata in ambito gangsta rap), la condanna e dipinge se stesso come un “pusher”, sì, ma di buona musica. L’insieme è parecchio ambiguo, ma mai quanto quello di un altro brano ancora su “Power”, Girls L.G.B.N.A.F., ove l’acronimo sta per Like Get Butt Naked And Fuck: vale a dire che “alle ragazze piace mettersi a culo nudo e scopare”. Non granché “politically correct”, eh? Be’, veramente sul finale si fa campagna anti-AIDS invitando a usare le dovute precauzioni nei rapporti sessuali. E comunque… “suck my motherfucking dick”, si sentirebbe probabilmente dire il contestatore di turno.
Senza carisma, non basterebbe la carica di simpatia (gli intervistatori sono unanimi al riguardo) a evitare a Ice-T di venire travolto dalle sue contraddizioni. Senza carisma, i suoi limiti artistici gli avrebbero impedito di raggiungere i traguardi che ha raggiunto. Perché, diciamolo chiaro, se il rapping che esibisce è più che discreto le basi non sono niente di speciale: né stilose come quelle dei Gang Starr né innovative come furono a suo tempo quelle dei De La Soul, e nemmeno terroriste nel solco dei Public Enemy. Quanto al suo gruppo rock, i Body Count, raramente nella storia del genere una band così mediocre era stata tanto glorificata.
Ma più di qualunque altro rapper, con le eccezioni giusto di Chuck D e di KRS-One (le cui fortune paiono però declinanti), questo ex-soldato nonché ex-ladruncolo è un leader naturale, e in un tempo in cui la gioventù afroamericana non ha alcun rappresentante politico degno di nota la sua rilevanza in quella comunità è enorme. Quando dice che potrebbe presentarsi alle elezioni presidenziali e raccogliere una valanga di voti non è un’uscita smargiassa la sua. La visibilità datagli dalla polemica su Cop Killer e dai furenti attacchi cui fu fatto bersaglio dall’allora presidente George Bush ha reso Ice-T una figura la cui notorietà travalica il mondo della musica, e non soltanto in patria.
Prosegue per altre 9.259 battute su Super Bad! – Storie di soul, blues, jazz e hip hop. Pubblicato per la prima volta su “Dynamo!”, n.6, aprile 1995. A oggi sono trascorsi, stando alla pagina di Wikipedia 1992 In Music, trent’anni esatti dalla pubblicazione di “Body Count”. Nella scheda dedicata all’album Wikipedia stessa però si smentisce, dandolo per uscito il 10 marzo. Secondo il sito AllMusic arrivò invece nei negozi il 30. A prestar fede a RYM il 27. Sia come sia: resta una schifezza di disco. Cop Killer eccettuata.