The Strypes – Snapshot (Virgin)

The Strypes - Snapshot

Ho visto il passato remoto del rock’n’roll e il suo nome è The Strypes. In giorni nei quali avevo bisogno di ridare un senso a una vita dedicata a recensire dischi, mentre la vita stessa mi sfuggiva dalle mani, irrimediabilmente, mi hanno fatto sentire come se stessi ascoltando musica per la prima volta. E finalmente c’è di nuovo qualcuno di cui posso scrivere come un tempo, senza riserve di alcun tipo, senza preoccuparmi se avrà o meno un domani, se si confermerà, deluderà o diventerà magari una farsa e lo dice uno che di esistenze farsesche se ne intende. Finalmente c’è di nuovo qualcuno che non mi fa sentire vecchio facendo il mestiere che faccio, ricordando come tutto fosse diverso quando cominciai, il futuro una pagina bianca sulla quale qualcuno ha poi scritto “abbiamo scherzato”.

Sulla copertina del loro primo album mostrano le facce pulite e malandrine degli anni che hanno, che a sommarli sono pochi più di quelli che totalizza da solo Keith Richards, questi quattro giovincelli di Cavan, Irlanda, che paiono usciti da una capsula temporale. Eppure per tanti versi figli di un’epoca, che è la nostra, che consente di avere sulla punta delle dita (naturalmente le due che cliccano sul mouse) tutto quanto accaduto al rock da quando rock ancora non era, dacché Robert Johnson incontrò a un crocicchio il suo destino. E che può permettere a dei perfetti sconosciuti di ritrovarsi a capeggiare la classifica blues di iTunes il giorno dopo avere diffuso un video (impagabile: regia di una loro ex-babysitter) con una loro versione dell’immortale classico di Willie Dixon (via Bo Diddley) You Can’t Judge A Book By The Cover. Un libro no che non lo puoi giudicare dalla copertina, ma una band dalle cover che fa un po’ sì e gli Strypes sono compresi più o meno per intero fra quella festosa e imperiosa rievocazione di blues elettrico chez Chess e una rilettura che è poco dire all’anfetamina di Heart Of The City di Nick Lowe, capolavoro di un pub-rock che si avviava a diventare punk-rock. Le altre – un’ustionante I’m A Hog For You Baby, una Rollin’ And Tumblin’ travolgente e una Beautiful Delilah di più, tutte in studio, mentre C.C. Rider e I Can Tell provvedono a certificare che anche dal vivo i ragazzi sono una forza della natura – ci ribadiscono che i testi sacri sono stati mandati a memoria, ma è sottolineatura pressoché superflua. Per coglierlo basta arrendersi senza condizioni (l’unica maniera nella quale si può godere di un disco così: innocentemente) a otto brani autografi “in stile” uno più formidabile dell’altro. Si tratti del beat di ruvidezza garage Mystery Man o di una stentorea What The People Don’t See, del blues elettrico di improvvisa pesantezza hard Angel Eyes, con il quale per qualche istante si lascia il perimetro Amburgo ’62-Londra ’64, o di una What A Shame che avrebbero potuto chiamarla What A Shake e le Hometown Girls avrebbero senz’altro gradito.

È solo rock’n’roll. Banale ed entusiasmante, bello, sporco e cattivo, già sentito un’infinità di volte e nondimeno freschissimo, figlio di una congerie di ieri e suonato come non ci fosse un domani. È solo rock’n’roll. Mi ha rovinato la vita, ma me l’ha salvata.

19 commenti

Archiviato in recensioni

19 risposte a “The Strypes – Snapshot (Virgin)

  1. Orgio

    Recensione ancora più stupenda del disco: sei davvero il migliore a scrivere di musica in Italia.
    Lo definirei, però, un rock ‘n’ roll “figlio di una congerie di domani e suonato come se non ci fosse un ieri”. Con quest’album e quello di Black Joe Lewis, la Top 10 del 2013 si arricchisce di nuovi contendenti…

  2. Gian Luigi Bona

    Veramente notevoli !!!

  3. Si dibatte molto in questi giorni sulla loro “purezza” e sul sospetto (terribile !) che non siano genuini ma costruiti (come se Who o Sex Pistols tanto per dirne due) non lo fossero. Io sento un disco pazzesco, bello, fresco, con un tiro e una dinamica entusiasmanti e ciò mi basta…

    • Il disco mi è arrivato insieme a tanti altri e l’ho messo su senza nulla sapere degli autori. Solo dopo essermi entusiasmato sono andato a cercarmi un po’ di notizie. Francamente, a me non danno affatto l’idea di essere “costruiti”, manco un po’. Ma anche lo fossero, be’, avremmo lo stesso punto di vista al riguardo: questo loro esordio continuerebbe a sembrarmi strepitoso.

  4. Francesco

    Recensione bellissima, il disco non l’ho ancora sentito, solo questo pezzo sul sito ed è veramente ok, con un gran tiro. it’s only rock’nroll ma che ci possiamo fare se ci piace, ci piace ci piace? a proposito di belle recensioni, quella hai scritto per demolire il live di James Brown su BU è bellissima, così ti voglio, con la penna intinta nel vetriolo.

  5. Francesco

    Bellissimo disco del 1965, strano non ci sia nulla su nuggets. a parte gli scherzi, me lo sono sciropptato già tre volte ed è un bel sentire, se si lascia da parte il fatto che siamo nel XXI secolo

  6. Pingback: The Strypes | Unusual Rock

  7. Mimmo Monopoli

    grazie alla tua recensione li ascoltati meglio trovandoli effettivamente trascinanti e piacevolissimi,mi hanno ricordato i migliori Dr.Feelgood e i primi Nine Below Zero

  8. Pingback: Snapshot – The Strypes | Conventional Records

  9. NeMo

    se avessi scritto qualcosa di simile pochi anni fa sul debutto degli Airbourne… o una ventina fa su quello dei Fuzztones… dimostrebbe un pò di obiettività, e gli allori ricamati e sparsi per sti pivelli di talento sarebbero più credibili. ma, ahinoi, non ricordo proprio nulla del genere, e guardacaso la cosa non mi stupisce. siamo abbastanza agè per conoscere il re-gio(r)nalismo musicale italiano “istituzionale”… da dove viene, dove resta, e finisce. e perchè.
    cordiali saluti
    NeMo

    • Grazie per la lezione di credibilità. Certo che tu abbia letto tutto ma proprio tutto quanto da me scritto negli ultimi dieci, venti e magari trent’anni contraccambio i cordiali saluti.

    • Francesco

      Se usassi un linguaggio meno iniziatico da grandi antichi forse anche un poveraccio come me potrebbe capire. In soldoni, ma che stai a di?

      • In termini più prosaici, che sono un povero stronzo incompetente e probabilmente in malafede.

      • giuliano

        Beh, Eddy, qui si tende a escludere che tu lo sia…
        Per quanto riguarda il “re-gio(r)nalismo” per un momento ho pensato intendesse dire che hai parlato bene degli Strypes perché anch’essi piemontesi.

  10. giuliano

    re-gio(r)nalismo?

  11. Visionary

    Riprendo in mano questo vecchio articolo per dire, a quei 2-3 che ne saranno interessati ;-), che li potremo vedere ospiti da Letterman stasera su Rai5 ore 23:40 circa.

  12. Approfitto del ritorno in auge dell’argomento per esporre due considerazioni sul disco a mente fredda: resta valido e di qualità sorprendente per un debutto, ma c’è da dire che di gente che suona così è pieno il mondo e persino l’Italia (anzi, su questo versante mi permetto di segnalare gli ottimi cagliaritani The Rippers), e dunque la forza di “Snapshot” ne esce ridimensionata. Magari è un’impressione solo mia, o magari è un segno dei tempi, dove la musica è sempre più di consumo e sempre meno di durata.
    Ciao a tutti

    • Per me nella sua categoria è un album spettacolare e destinato a restare, indipendentemente da se e come gli verrà dato un seguito. Magari degli Strypes non sentiremo più parlare, magari faranno solo più dischi scadenti… Non importa. Chi se ne frega se, per dire, gli Strokes sono poi diventati delle macchiette! Il loro esordio riascoltato oggi sembra ancora un piccolo classico e non credo che da qui a dieci, quindici, vent’anni cambieremo idea.

  13. NeMo

    Perdonami, ti devo delle scuse, per quanto tardive, come a tutti quelli con cui irragionevolmente me la presi in anni in cui ero parecchio arrabbiato col mondo intero. Avevo perso troppe cose, sopra ogni altra quella salute che mi permetteva di fare un lavoro che avevo speso una vita per trovare e anni di fatica per avere. So che questo non giustifica nulla ma almeno spiega, preferisco passare per “pazzo” che per stronzo. E so che anche tu hai avuto e hai problemi col vostro, conosco abbastanza il mondo della musica, e quello dell’arte generale, con ciò che gli ruota intorno, proprio perché anche io ne facevo parte. Potendo tornare indietro vorrei cancellare quello stupido commento – tra l’altro riguardava anche un disco che poi mi sono trovato a rivalutare del tutto e in buona parte per gli stessi motivi per cui piacque a te – ma tu hai fatto bene a lasciarlo ed è meglio che resti, a suo modo insegna qualcosa che non si dovrebbe fare, solo perché internet ci permette con troppa facilità di scrivere pubblicamente le nostre opinioni. Poi verso una persona che ha nel nick il nome del mio gruppo preferito di sempre, che scrive molto bene e mettendoci davvero il cuore, in questi tempi due cose molto rare, ancor più insieme. Ma adesso al contrario non vorrei passare per lecchino, quindi se mi posso permettere di avanzare ancora una critica, forse chiedi troppo a chi non ti conosce bene di capire lo spirito del titolo del tuo blog, lasciando da parte le considerazioni sul suo autore, “Venerato Maestro Oppure” proprio “musicalmente” forse è troppo altisonante come “intro” di un brano, autoironicamente o meno che sia da intendere.
    In ogni caso, mi spiace davvero per l’offesa inutile, già la vita in sè ce ne arreca tante, che aggiungerne di nostre senza motivo è davvero stupido. In bocca al lupo per tutto, in particolare per il tuo lavoro. Un saluto, autentico stavolta.

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