
Perché almeno a questo Aranzulla non aveva ancora pensato. Perché OK gli algoritmi, ma avere ascoltato gli album che consigli e, oltre a quei dieci, alcune decine di migliaia di altri conserva il suo peso. Perché mi piace giocare a tutto campo e dopo quarant’anni ho ancora voglia di mettermi in discussione. Perché la carta è bella, bellissima, però anche un sito ben fatto e – rarità assoluta – originale ha una sua ragion di essere. Perché chi già sa trarrà piacere da un ripassino e chi non sa scoprirà (essere principianti assoluti ha i suoi vantaggi). Perché naturalmente salterà sempre fuori qualcuno che mi rinfaccerà che nel ’97 avevo scritto altro a proposito di questo o quel disco: come se cambiare idea non fosse lecito e magari e persino indice di intelligenza, di consapevolezza dei propri limiti. Perché ogni lista genererà discussioni e contestazioni. Perché le basi, santiddio, le basi! Perché se qualcuno ha la pazienza di corteggiarmi e aspettarmi per mesi finisce che amor che a nullo amato amar perdona.
Questa lista di dieci classici del grunge (da qualche parte bisognava pur cominciare e mi andava così) è la prima di una serie auspicabilmente lunghissima di cui, nella settimana iniziale di ogni mese, Humans vs Robots pubblicherà una puntata. Lo schema sarà sempre lo stesso: una breve introduzione seguita dalle schede di dieci album, ciascuna preceduta dalla copertina e seguita da un video. Buona lettura e, nel caso, mirate al petto e risparmiate il viso.
Scrivo prima di leggere l’articolo: grazie, Eddy.
Ad articolo letto, confermo i ringraziamenti per una lettura al solito piacevole e piacevolmente ispirata ma non adagiata sul libretto sul grunge che pubblicasti decenni or sono, e che per me è tuttora un riferimento, nonostante con il passare degli anni e degli ascolti mi sia fatto opinioni personali sui dischi ivi recensiti e sul fenomeno grunge in generale. Poi, visto che mi pare che uno degli scopi fosse quello di stimolare discussioni, procedo con alcune considerazioni, senza alcun intento polemico:
1. Nell’introduzione scrivi che il grunge non ha mai avuto un revival o una riverniciata. Temo di non essere d’accordo, considerando il cosiddetto post-grunge, che dall’originale si distaccava abbastanza e nondimeno lo riprendeva a sufficienza, soprattutto nella struttura dei brani e nelle atmosfere, da esservi accostato, e (d)agli albori del millennio ebbe, soprattutto negli USA ma anche qui da noi, un ampio successo (penso a Creed, Nickelback, Puddle Of Mudd, Staind, Shinedown). Se di revival non si può, o non si vuole, parlare, si deve almeno riconoscergli il titolo (?) di riverniciata, non credi?
2. Nella lista dei dischi avrei messo “Buzz Factory” degli Screaming Trees, o forse “8-Way Santa” dei TAD, in luogo degli Smashing Pumpkins, anche per non smentire la tesi tutto sommato fondata del particolare radicamento territoriale del genere (anche perché, aprendo a dischi di gruppi non di Seattle o comunque dello Stato di Washington, si rischia di trovarsi nella scomoda posizione di dover valutare se includere, chessò, “Dirt” degli Stone Temple Pilots, “Razorblade Suitcase” dei Bush o “Frogstomp” dei Silverchair); però capisco l’esigenza di includere un gruppo (e un disco) che un neofita non può proprio ignorare. Quindi prendilo come un lamento da vecchio barbogio 🙂
3. Lo stesso discorso di cui al punto precedente vale per il disco dei Truly rispetto agli Wipers, con barbogiaggine aggravata dal fatto che i Truly erano di Seattle.
4. Per quanto il disco non mi piaccia particolarmente, sono contento di constatare che hai cambiato opinione su “Ten”.
Confesso di essere molto curioso di leggere le prossime liste. Grazie ancora.
Wipers gruppo sensazionale, però includerli nel grunge comporterebbe allargare parecchio la cerniera temporale (e considerare molti altri gruppi).
8 way santa ci doveva stare anche secondo me, la produzione di Endino ha segnato il genere.
Il mio album preferito dei Tad è “Infrared Riding Hood”. Peraltro sempre una produzione di Jack Endino.
Innanzitutto grazie per l’intervento, al solito garbato e molto bene argomentato. Rispondo per punti.
1) Il primo album dei Nickelback è del ’96, così come quello degli Staind, l’esordio in lungo dei Creed è datato 1997, idem quello dei Puddle Of Mudd. Al limite si potrebbe parlare di post-grunge, guardando le date, giusto per gli Shinedown. Tutti gli altri non finirono per un soffio nel libro Giunti giusto perché in Italia li si ascoltò in lieve differita. E se avessi fatto in tempo a includerli, be’, non ne avrei certo scritto bene.
2) “Buzz Factory” è un disco monumentale e, dovendo seguire il mio gusto personale ed essendo obbligato a scegliere, mi terrei quello e rinuncerei, per quanto molto a malincuore, a “Siamese Dream”. Questa è però una lista per neofiti e se devo spiegare a uno che arriva adesso cosa fu il grunge sono più significativi i primi Smashing Pumpkins.
3) Gli IMMENSI Wipers sono chiaramente proto-proto-proto grunge. Nel volume della Giunti li inclusi in quanto pionieri e per alzare la quota dei dischi buoni.
4) In realtà non ho cambiato più di tanto opinione su “Ten”. Gli preferisco di gran lunga gli album successivi. Però la sua rilevanza storica è incontestabile.
Grazie a te per la risposta e le parole gentili.
Mi dilungo solo in una breve replica alle tue considerazioni contenute al punto 1: prendendo per buona la delimitazione temporale finale del grunge al 1995, tutti i gruppi post-grunge hanno esordito a partire da quell’anno, e più spesso successivamente, e naturalmente hanno avuto successo ancora dopo. In questo senso, si può quindi pienamente parlare di post-grunge, a livello sia cronologico sia stilistico, non credi? Ciò per ribadire che anche il grunge ha avuto il suo revival (non granché elevato a livello qualitativo, ad essere onesti) o, quantomeno, la sua riverniciata.
E concordo con te sul miglior disco dei Tad; ma, dovendo includerne uno, “8-Way Santa” probabilmente è il più rappresentativo.
Un caro saluto.
Amo questo tipo di liste e sono quindi molto felice di questa nuova serie, grazie mille!
Da approfondire i Truly che del lotto sono senz’altro i più inaspettati.
Anch’io Eddy, mi complimento a scatola chiusa. Ottima iniziativa, anche per quelli più stagionati come me.
Bellissima notizia, Eddy… ma, la playlist 2022?
Bello e assai esaustivo, sono molto sorpreso e compiaciuto dalla presenza del primo album dei truly (gioiello barrettiano), mentre non sono d’accordissimo sulla disamina della carriera dei Pumpkins. Concordo che il capolavoro sia Siamese Dream, ma Adore è un disco onorevole, con almeno un pezzo memorabile (Blank Page), e Machina è notevole e ne contiene almeno due (stand inside your love e try,try,try). Meritava anche una menzione la raccolta di scarti Pisces Iscariot (che include alcune vette di Corgan).