Velvet Gallery (16)

Sono molto orgoglioso di essere stato il primo a massacrare Piero Scaruffi e, per quanto estesa, mai stroncatura mi è venuta più facile in vita mia delle due pagine in cui nel 1990 impiccavo l’autore della più sciagurata Storia del rock  che si ricordi con la corda delle sue stesse parole. Non potevo immaginare che lo scaruffismo, complice soprattutto Internet, sarebbe poi dilagato, ma tant’è: io il mio dovere l’ho fatto.

(Per piacevole coincidenza e per chi ci tenesse ad approfondire: qui.)

Crimini e misfatti 1

Crimini e misfatti 2

114 commenti

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114 risposte a “Velvet Gallery (16)

  1. Francesco Manca

    “Sono morti uomini e donne a dozzine per fare di loro un mito immortale”: capolavoro 🙂

  2. Orgio

    Perché, Hitler non era un bravuomo?
    Quanto a Scaruffi, mi associo alla tua posizione espressa in un’intervista di qualche tempo fa: Scaruffi non esiste. Per la cronaca, in un negozio di libri usati ieri ho visto il quinto volume dell’enciclopedia (che staziona là da almeno un anno) e no, l’indice e la bibliografia non ci sono.

  3. Mork

    Al di là dei tanti errori e imprecisioni – che lo stesso Scaruffi “ammette” – e delle contraddizioni relative ai suoi giudizi “morali”, io credo che Scaruffi abbia dalla sua l’unicità del punto di vista. Capisco anche che la sua scrittura può piacere o non piacere (è ciò che accade realmente: ha tanti estimatori e detrattori), ma oltre a questo, secondo me smitizzare ogni tanto i miti, appunto, male non fa. E’ certamente un personaggio controverso, ma io non lo liquiderei così su due piedi.

    • Orgio

      Dipende, l’unicità non è un valore di per sé, ma deve comunque fare riferimento ai parametri comunemente accettati, se intende inserirsi in un discorso critico-musicale che possa risultare condiviso e comprensibile. Mi spiego: se io andassi in giro a dire che gli Who suonano brutal death metal con aperture industrial avrei indubbiamente un punto di vista unico, ma tuttavia non risulterei in alcun modo credibile.
      L’unicità è un valore, ma non ad ogni costo, credo.

      • Mork

        Per unicità intendo 2 cose: da un lato, l’aver cercato di mostrare come non sempre il successo sia sinonimo di qualità, mettendo così in discussione il concetto stesso di pop, e cioè il fatto che troppo spesso si associa il rock a quell’insieme. Dunque l’aver dato maggior risalto al cosiddetto alternative-rock, definizione di sicuro parecchio ampia. Dall’altro il fatto d’essere uno dei pochi ad aver cercato di assegnare ai grandi – più o meno conosciuti – la stessa dignità di Schonberg o Coltrane, cosicché nessuno debba più vergognarsi di ammettere davanti a uno snob da conservatorio di ascoltare i Sonic Youth (non che mi sia mai vergognato realmente di questo, però…). Mi dirai che già altri lo hanno fatto in passato, ma io credo nessuno con tale sistematicità. Che poi sia riuscito negli intenti solo in parte è un altro discorso. E sono il primo a non essere d’accordo con molte delle sue stroncature, ma questo non toglie nulla, appunto, all’uncità e ampiezza di vedute del suo approccio, pur con tutti i suoi difetti.

  4. umile discepolo

    Davvero non riesco a capire come si possa ancora dar credito a Scaruffi… Già solo quel che ha scritto sui Beatles è delirante. Per fortuna, Venerato Maestro, tu te n’eri accorto subito!

  5. paolo stradi

    Non so se nel frattempo tu abbia cambiato idea, ma per quanto mi riguarda di opere simili a questa, che però affrontano la materia in modo oggettivo, finiscono per risultare stucchevoli e fintamente pedagogiche. In questi anni sono uscite maree di pubblicazioni che ti istruiscono sul come costruirti una collezione di base saltabeccando di quà e di là tra i generi. Un disco ciascuno non fa male a nessuno. Secondo me sarebbe l’ora che una sana critica rock, basata solo ed esclusivamente sulla soggettività, prendesse piede. Ma forse questo tipo di pubblicazioni venderebbe di meno. Forse. E forse bisognerebbe anche smetterla di dire che sono sempre gli altri a non capire nulla, e noi siamo sempre i più belli, i più informati, i più colti e l’erba del mio giardino è più verde della tua.

  6. Romano

    Quando mi ritrovai in mano nel 1998 uno dei suoi volumi in una libreria dopo le prime 3 o 4 pagine dovetti chiudere il libro perchè la sua arroganza,la sua supponenza,il suo snobismo disperato e la sua accanita ricerca della frase a effetto piena zeppa di paroloni ridicoli mi avevano rovinato la giornata.Quando per caso trovai su internet il suo sito nel 2005 dopo una trentina di schede giunsi alla conclusione di essermi imbattuto nel più grande bluff della storia del giornalismo non solo musicale oltre che nel più grande egocentrico immaginabile.Pensai che in breve tempo sarebbe diventato lo zimbello del web ma non avevo calcolato che gli internauti sono mediamente giovani e quindi facilmente plasmabili.Ineri siti internet sono basati sulla scopiazzatura,spesso testuale,dei suoi deliri(inclusi gli innumerevoli errori) e difficilmente il processo si arresterà.

  7. Pingback: Piero Scaruffi | L'ultima Thule

  8. Quanto segue basta e avanza per farsi un’idea di Scaruffi.
    Perché funziona come un teorema di matematica.

    N.B.
    Uno magari rimane colpito dai 3 che fioccano. Ma quei 5 dati a “Rubber Soul” e a “Revolver”, dico: RUBBER SOUL e REVOLVER, sono la più grande stronzata mai concepita da mente (in)umana.

    Please Please Me (1963), 3/10
    With The Beatles (1963), 3/10
    Meet The Beatles (1964), 4/10
    Hard Days’ Night (1964), 5/10
    For Sale (1964), 3/10
    Help (1965), 3/10
    Rubber Soul (1965), 5/10
    Revolver (1966), 5/10
    Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967), 7/10
    Magical Mystery Tour (1967), 6/10
    The Beatles (1968), 6/10
    Yellow Submarine (1969), 5/10
    Abbey Road (1969), 7/10
    Let It Be (1970), 4/10

    P.S.
    Bella questa modalità di due post diversi, su due blog diversi, sullo stesso argomento.
    Logico mettere lo stesso commento anche su L’ultima Thule.

    • Alessandro Sgritta

      in fondo come proporzioni ci siamo, cioè se aggiungi 3 voti ad ogni disco alla fine ottieni più o meno il giusto punteggio, nonostante il suo odio per i Beatles perfino Scaruffi riesce a capire che Sgt Pepper’s e Abbey Road sono meglio di Let it be, per dire, e che Rubber Soul e Revolver sono meglio dei loro primi dischi, mi sembra già qualcosa! 😉

    • Romano

      Più che i voti,in fondo i gusti sono gusti,sono sconcertanti le innumerevoli inesattezze e le spudorate menzogne che riporta come fossero dati di fatto e per tali vengono prese dall’internauta medio:in quasi ogni frase viene riportata un’informazione sbagliata come fosse vangelo.

    • Gian Luigi Bona

      Rubber Soul e Revolver sarebbero insufficienti ? Questo è pazzo !!!

    • Francesco Manca

      Con i Beatles alla fine è stato magnanimo limitandosi ai voti negativi. Pensa se gli avesse addebitato una scia di morti come agli Stones, tutto sommato a loro è andata bene: i fan di che si lamentano?

  9. Daniele

    Visto che è stato tirato in ballo, qualcuno ha chiesta a Bertoncelli il perchè della pubblicazione di questi libri?

    • Giancarlo Turra

      Magari ancora se lo chiede ? Però sarebbe bello saperlo… 😀
      E del resto, siccome il sonno della ragione genera eccetera eccetera, gli scaruffiani sono una razza ancor più inspopportabile del loro santino.

      • Romano

        D’accordo.Molti di loro non sono proprio capaci di scrivere una recensione senza copiare il sito di Scaruffi.Con alcuni di loro mi sono intrattenuto in dibattiti contestando il fatto che il loro giudizio su praticamente ogni gruppo ricalca quello del Vate e in risposta mi sono sempre sentito dire,anche con toni irritati,che nelle loro pagelle c’è mezzo voto in più o in meno rispetto ai giudizi del loro idolo e che alcune posizioni nelle classifiche sono invertite!!!! Come se bastasse questo per dimostrare una propria capacità di pensare!

      • Gian Luigi Bona

        Non sapevo esistessero dei seguaci di Scaruffi !
        Ci vuole poco in Italia per diventare dei Maître a penser !!!

    • Perché riteneva che avrebbero venduto, come in effetti è successo (mi risulta meno di quanto ipotizzato, però). In giro non esisteva nulla di simile, e alla fine degli anni 80 l’Internet di oggi era ancora materia da fantascienza.

      • giuliano

        Hai anticipato quello che ho scritto nel mio commento sotto. Me li ricordo bene i negozi di dischi e gli sacaffali dedicati alla musica nelle librerie in quegli anni lì.

  10. paolo stradi

    Anche a me musicalmente i Beatles non dicono nulla anche se hanno fatto grandi canzoni. Certo, non è poco, ma secondo me hanno inciso maggiormente nella storia del costume.
    Everybody knows 8
    After the goldrush 10
    Harvest 10
    4 Way street 9
    Zuma 8
    Tonight 9
    On the beach 10
    Rust never 10
    e altri ancora…..
    Ecco chi ha marchiato la storia della NOSTRA musica
    A parer mio ovvio…

    • Ragionamento scaruffiano il tuo.
      Solo che quando si è addetti al settore (come dovrebbe essere scaruffi) bisogna/bisognerebbe essere in grado di distinguere i gusti personali dall’analisi storica.
      E la storia dice altro.
      Volenti o nolenti.

    • Rusty

      Ecco cosa scrive Scaruffi sull’indole di Neil Young: “Raramente Young si identifica con gli altri. E’, fondamentalmente, un intellettuale snob che disprezza le masse e si atteggia a predicatore per istruire le loro menti ottuse.” Per me la definizione di intellettuale snob è formidabile. E lisergica.

      • Giancarlo Turra

        Peccato che con Neil Young c’entri come un cavolo marcio all’ora del té… 😀

  11. giuliano

    Bisogna ricordare che alla fine degli anni ’80 buon parte dei dischi che avevano fatto la storia del rock era ampiamente fuori catalogo su vinile – o ristampati in versioni brutte e costose. E che nelle librerie gli scaffali dedicati al rock erano abbastanza poveri di studi aggiornati, o comunque minimamente fruibili per ragazzini come me, che le notizie se le cercavano mettendo da parte qualche soldino per le riviste.

    L’opus scaruffiano poté pertanto sembrare poco meno di un avvenimento. Ricordo perfettamente che corsi in libreria e sfogliai le pagine relative ai Deep Purple: “In Rock” veniva definito un disco di facile presa composto da un set di canzoni melodiche. No, c’era qualcosa che non andava. Era troppo anche per me.

    Le conclusioni di stampo moralistico sugli effetti degeneranti della controcultura, poi, potrebbero essere scambiate come inquietantemente affini a quelle di studiosi o scrittori di ben altro spessore, come Houllebecq o Elemire Zolla: per quest’ultimo quegli anni sono stati nient’altro che il brodo di cultura per la diffusione globale del satanismo.

    Ma si tratta di affermazioni, quelle di Scaruffi, così come le leggo dalla recensione di Eddy (degli estratti, è vero, ma pur sempre significativi) raffazzonate e contraddittorie. Ci vuole ben altra dottrina, credo.

    Comprendo, poi, quanto scritto sopra da alcuni amici in merito alla visione assolutamente originale di Scaruffi: è vero. Ci sono molte cose interessanti in quello che scrive. Il problema rimane però quello di partenza: negli anni dei processi sovietici sarebbe stato liquidato con questo elenco di colpe capitali: soggettivismo, distanza dalle masse, tendenza a una visione critica estetizzante e piccolo-borghese.

    • Mork

      Ma nelle edizioni più recenti mi sembra abbia cambiato un po’ il suo punto di vista sulla controcultura, o mi sbaglio? Per quanto riguarda il soggettivismo, non sarei del tutto d’accordo: trattasi piuttosto di filtrare le cose attraverso un particolare punto di vista. Distanza dalle masse: siamo sicuri che nel 2013 questo sia sempre un male? Visione estetizzante e piccolo borghese: sull’ultima mi trovi d’accordo, sulla prima: è figlia dello stesso procedimento del cercare di dare maggiore dignità al rock di cui sopra.

    • Ah perché i processi sovietici sarebbero un punto di riferimento. Chissà quanti critici ebrei non avrebbero scritto con i nazisti: di sicuro avrebbero sfoltito un pò la nutrita categoria. Sono belle consolazioni 😀
      Il soggettivismo conferisce originalità e non è necessariamente un demerito: va preso per quello che è e in molti casi stimola idee originali. Sulla distanza dalle masse….beh c’è chi disprezza la massa, c’è chi ne tiene conto….non è facile trovare un critico musicale che la ignori completamente: non vedo l’ora che arrivi.
      La visione critica piccolo-borghese è un rischio condiviso da tutti i critici musicali: se non fossero piccolo-borghesi farebbero gli scrittori di saggi o di narrativa, non i critici.
      Tendenza ad una visione critica estetizzante: esaltare una visione neutra mi sembra ridicolo, oltre che dannoso: l’oggettività è un metro molto discutibile di giudizio, essendo il giudizio soggettivo per necessità della sua natura.

      • Giancarlo Turra

        Mi hai fatto venire in mente quella scena di “Amore e Guerra” di Woody Allen…

      • giuliano

        Burner… mi pare chiaro che il riferimento ai processi sovietici era scherzoso, un’iperbole…
        Pure una battutaccia antisemita mi fai? Qui dentro già ci sono omofobi e adoratori di bafometto… Ci manca solo che stasera il Barcellona fallisca la “remontada” e andiamo tutti al manicomio.

        Scaruffi, quanto inchiostro si versa in tuo nome…

  12. Alessio

    buongiorno Eddy, ho scoperto il tuo blog da qualche settimana, lo sto girando ancora in lungo e in largo. Qualche anno fa (1996) un’amica che scriveva su una fanzine ha intervistato Scaruffi, a beneficio tuo e degli altri commentatori eccoti il link
    http://www.debaser.it/main/editoriale.aspx?EDITOR_ID=669

    Buona giornata e saluti dal Belgio,

    Alessio

    • Orgio

      Direi che l’intera intervista può essere riassunta in questa confessione di Scaruffi: “Non fatemi domande difficili, di musica non ho mai capito molto!”

  13. husker

    Credo che il vecchio commento di Eddy venga buono anche oggi. Scaruffi, più che da sovrastrutture ideologiche, è sostanzialmente affetto da un inguaribile narcisismo, che si riflette sia nell’autoreferenzialità insopportabile della sua prosa (una versione dello stile di Toni Negri applicato alla critica musicale) che nella formulazione di certi giudizi finalizzati solo a disturbare il lettore. Poi, per carità, nelle cose che ha scritto (accanto alle vaccate partorite, per esempio, sul folk rock e sulla new wave) ci sono anche punti apprezzabili (sul prog e, su Canterbury per esempio) ma sono proprio le visioni di insieme a essere fasulle

    • Scaruffi soddisfa le pulsioni sadomaso di una consistente minoranza di pervertiti. Poi per il momento, a differenza di certe storiacce bondage, non c’è ancora scappato il morto… Va bene essere laici, ma a un certo punto bisogna tirare una riga, e bene fece il Giovane Venerato a tritarlo all those years ago.

      • giuliano

        non esageriamo, peviani.
        addirittura pervertiti… pulsioni sadomaso…
        una cosa bisogna concederla a scaruffi: s’è trangugiato tonnellate di insulti. Non mi pare però che lui abbia mai insultato qualcuno.

        Certo, quando definisce Elvis un cantante mediocre l’impressione che ti stia bellamente prendendo peri fondelli ti viene…

      • Dai, si fa un po’ i bischeri anche senza faccine… Mica si può parlare seriamente di Scaruffi… E comunque se ami la musica ignorare Revolver e il White Album e’ sadomasochismo, punto.

  14. Ho conosciuto persone sia sul web che nella vita reale che si riconoscono nei suoi gusti, quindi quel tipo di selezione a qualcuno sarà anche utile…

    • Mork

      Tony, non sei proprio tu uno di quegli snob da accademia di cui si parlava prima? Conosco il tuo blog…

      • In realtà più che snob sono decisamente polare. Ai classicofili rompo le balle perchè non sanno una mazza di pop/rock e alla gente normale cerco di spingerli verso la musica “seria”.

        Insomma non mi va bene niente.

    • Romano

      Più che riconoscersi nei suoi gusti molti lo copiano pedissequamente… sono 2 cose molto diverse.Cmq ha spesso insultato chi apprezza gruppi che lui non apprezza:se vai alla sua scheda dei Black sabbath vedrai che ha detto che i Black sabbath e i Beatles venivano ascoltato solo da chi non era intelligente!!!!

      • Sono quasi 11 anni che studio i gusti musicali delle persone e ti assicuro che persone che li piace praticamente soprattutto o quasi soprattutto quelle robe che seleziona Scaruffi ci sono.
        Spesso bazzicano anche l’avanguardia del 900 più rumorista e il free jazz più caciarone.

      • giuliano

        Romano, nun t’arrabbià. 🙂
        Ho letto al volo la scheda cui ti riferisci: non dice esattamente questo, a dire il vero. Il complesso del discorso che Scaruffi fa in quelle righe – con le sue estremizzazioni, e su cui io personalmente non sono d’accordo, soprattutto per quanto riguarda i Beatles – tutto sommato ci potrebbe anche stare, se visto all’interno di un approccio critico strutturato e consequenziale – magari urticante, ma legittimo.
        E’ un peccato che il suo oltranzismo e il suo narcisismo travalichino troppo spesso il buon senso, perché certo revisionismo critico, se fatto con rispetto di chi legge e non con l’intento di provocare, io trovo che sia stimolante. E a tratti anche necessario.

  15. Romano

    Non mi arrabbio affatto anzi sparare a zero su Scaruffi è quanto di più spassoso ci sia nei forum o nei blog.Comunque ho riletto la scheda e dice testualmente”ascoltare la loro musica (…)non richiedeva alcuna cultura e alcuna intelligenza”,dice esattamente questo.

  16. Mork

    Sono d’accordo, aggiungo però che è proprio il suo oltranzismo che lo ha reso un personaggio. Il discorso – secondo me – è che si può anche non essere in sintonia con ciò che scrive (tralasciando ovviamente le imprecisioni che lui stesso ammette), però non capisco quando la gente comincia ad insultarlo gratuitamente solo perché ha una visone storica “diversa” da quella comunemente accettata, o perché gli ha toccato i Beatles o David Bowie. Questo mi sembra infantile. Non la disamina di Eddy, che merita tutto il rispetto.

  17. In questo blog mi sembra che nessuno tenga conto, classificandoli sotto la categoria “snob alternativi”, un gruppo di ascoltatori che non si riconosce ne tra gli alternativi di facciata, né gli alternativi rock duri e puri, ne tra i classicisti (ovviamente) e nemmeno tra i rockers o tra i jazzmen: gli ascoltatori di musica d’avanguardia e sperimentale. Se aveste una minima passione per gli studi sul suono e sul rumore (e non parlatemi dei Sonic Youth che sono venuti millenni dopo: parlo degli esperimenti originari, dai futuristi a Varése, Ives e agli sperimentatori dagli anni ’30 agli anni ’50), probabilmente giudichereste Scaruffi in modo differente.
    Frequentando un gruppo di appassionati del genere dell’area milanese (organizzazione eventi, pubblicazione dischi, vendita on-line ecc. – evito di fare nomi, perché sembra che voglia fare pubblicità), posso dirvi che la prospettiva di Scaruffi è quella analoga (anche se più critica, snobistica e ristretta) agli appassionati di musica d’avanguardia e sperimentale. Certi classici dell’arte del rumore rock anni ’90, come Emotional Plague dei Supreme Dicks o Transcontinental Consipracy dei Vas Deferens Organization (o Ummagumma dei Pink Floyd per tornare indietro ai ’60-’70) non li ho mai visti consigliati o analizzati compiutamente da Cilia, piuttosto che da Guglielmi. Per non parlare di Mathieu, Alva Noto o (dei ’60) League of Automatic Music Composers.
    Ebbene, il motivo di ciò è che non vi siete specializzati in questo genere; Scaruffi, invece di specializzarsi, ha guardato tutta la musica con l’ottica di chi ascolta questo genere e vuole “capire tutta la musica”.
    Perché se vi chiedo chi è Oren Ambarchi, Scanner, Alan Licht, Luigi Archetti, Martino Traversa, piuttosto che i più famosi Salvatore Sciarrino, Bruno Maderna e Luciano Berio (si’: proprio “quello della musica classica contemporanea”) non sapete manco di cosa sto parlando, o se l’avete sentito nominare, non l’avete mai ascoltato. Invece di fare a gara tra “chi ce l’ha più lungo”, rassegnatevi e ammettete che il megalomane Scaruffi ha gusti musicali diversi dai vostri, fornendo riferimenti su autori che le guide sul rock “normalmente inteso” non possono offrire (per ovvia divergenza tra i temi trattati).

    • Orgio

      Veramente è Scaruffi che viene da noi a dirci che siamo gente non intelligente perché ci piacciono Beatles o Black Sabbath. Infatti tu stesso ammetti che “Scaruffi, invece di specializzarsi, ha guardato tutta la musica con l’ottica di chi ascolta questo genere e vuole “capire tutta la musica”.”: il punto è che facendo critica in tal maniera giocoforza nessun giudizio potrà essere di un qualsiasi valore, atteso che il giudicante si pone psicologicamente in una posizione superiore a tutto ciò che ha la pretesa di commentare; e noi, che – come giustamente hai osservato – raramente ci occupiamo di esperimenti avanguardistici o rumoristici (parlo per me almeno), riteniamo che un tale modo di porsi nel giudicare non possa che condurre a giudizi necessariamente peregrini. Dei non-giudizi, per così dire, perché emessi in preda al furore “ideologico” (e, ammettiamolo, ad un’intensa presunzione).
      Immagino che se Scaruffi scrivesse per una ridotta élite di cultori della sperimentazione, non si porrebbe alcun problema: tuttavia, egli seguita a proporci suoi giudizi su pressoché l’intero scibile di musica popolare della seconda metà del Novecento, con risultati, per l’appunto, criticati.

      • Caro Orgio, per una volta sottoscrivo anche le virgole.

      • Se non sbaglio questo è un blog su cui si sta parlando di Scaruffi, sul sito di Scaruffi non leggi mai critiche dirette ad altri critici: il “viene da noi” scaruffiano non esiste, non regge.
        Al massimo è il sottoscritto che sta criticando un blog che critica a sua volta un’altra persona (catena folle :D)
        Semplicemente una posizione incomprensibilmente diversa dà fastidio, perché sfugge ad una catalogazione chiara. Ci vorrebbero invece più pensatori dogmatici che dicono “questa è la vera musica per me, se non ti va vai altrove”. Ognuno ha l’intelligenza e la sensibilità per farsi una propria visione. Cosa serve concilianti? Ognuno ha i suoi gusti e lo sappiamo, e non c’è nessuno che si faccia davvero criticare come Scaruffi. Ad ogni esperto e colto critico musicale dovrebbero corrispondere altrettanti oltranzismi.
        Per esempio, di Eddy Cilia (per citare un altro critico) preferisco molto più la deriva di interpretazione grunge-soul nella sua interpretazione del genere grunge (sul primo testo pubblicato per Giunti), piuttosto che l’ostentato oggettivismo che permea da questo articolo (lo so: essere grunge-soul nel criticare un altro critico è piuttosto assurdo :D).
        Insomma l’arbitrarietà dogmatica, se raffinata e particolare o singolare, è qualcosa di raro, e stimola la crescita personale o perlomeno un riferimento, un’ispirazione, anche negativa: è una manna dal cielo.
        La sensibilità personale porta per forza di cose ad una visione “strana”: la stranezza viene dal fatto che la persona estende la propria sensibilità ad una visione del mondo che per forza di cose è totalizzante (esiste una visione del mondo che non sia arbitrariamente totalizzante?).
        Scaruffi può ispirare una sana arbitrarietà del giudizio da parte di un gusto specifico. Questo è il suo merito. Il resto è mitologia alimentata proprio dai suoi detrattori e una certa grossolanità (esagerata e voluta peraltro).
        Se non credete di trovare nulla di buono su Scaruffi, sarebbe più costruttivo scrivere un testo su Adorno o altri critici da cui imparare qualcosa. Lo scaruffo sta li’, servirà a qualcuno che ne capisce il gusto; altrimenti, è inutile, meglio lasciarlo perdere, piuttosto che criticarlo negli anni con ciclicità. In fondo gran parte delle sue considerazioni, non sono neanche cosi’ acute, altre sicuramente di più: va bene cosi’, oltre a un certo limite chissenefrega.
        Tutte ste polemiche mi sembrano competizione tra critici, della serie “lui è popolare, ma solo perché scrive stronzate”, solo per dare valore a sé stessi: è noiosino e francamente dà una sensazione squallidina.
        Il bello di questa discussione è il suo oggetto: “la qualità della critica”.

    • Ma quanti dotti interventi in difesa di un indifendibile analfabeta (nessuno lo ricorda mai abbastanza: Scaruffi scrive con i piedi, se non con altre parti del corpo anche meno nobili) che invece di specializzarsi – e di scrivere ogni tanto magari non per sentito dire – millanta di avere ascoltato tutto l’ascoltabile in qualunque campo, dai Beatles a Berio. Fuck noise, fuck snobs e soprattutto (e non è davvero questione di gusti musicali, solo di serietà) fuck Scaruffi. Peggio di lui, solo certi suoi cultori.

      • Giancarlo Turra

        Involontariamente, Scaruffi stimola al dibattito. A me, prima, stimola tutt’altro…

      • Non mi sembra che gli altri critici, italiani e internazionali, siano dei geni della letteratura, altrimenti scriverebbero racconti o romanzi: uno Zettels Traum italiano (un saggio critico di Poe misto a romanzo di Schmidt), di un critico musicale, non l’ho ancora visto, né letto 😉

      • Caro Francesco, con tutto il rispetto mi pare una teoria del cazzo. Posto anche che io scriva un romanzo, e che sia magari un buon romanzo (e per quello che puoi saperne potrei pure averlo già scritto), questo cambierebbe forse in meglio o in peggio il valore di oltre trent’anni di articoli e recensioni di argomento musicale? Se io mi dimostrassi un genio della letteratura, diventerei automaticamente un genio della critica? Senza naturalmente che ciò implichi una mia autocollocazione in quella categoria: cortesemente mi ricordi quali e quanti romanzi hanno scritto, per dire, Arrigo Polillo, Greil Marcus, Lester Bangs, David Toop, Simon Reynolds? Mi pare che nemmeno il più grande di tutti – tal Piero Scaruffi, poeta, storico, libero pensatore e caso umano – ci abbia ancora inflitto un suo romanzo. Della qual cosa gli siamo infinitamente grati.

      • Vero: da uno che scrive romanzi o racconti, non se ne può necessariamente dedurre un bravo critico.
        Ma se tu dici che Scaruffi è un analfabeta, allora poni un problema di qualità di forma letteraria: perché “analfabeta” è chiaramente un’iperbole. Non stiamo dunque parlando di “saper scrivere in italiano generalmente corretto”, che Scaruffi sa applicare, ma di “saper comunicare molto bene e possibilmente in modo eccezionale le sue apparenti boutade, e più in generale, tutti i suoi giudizi”, soprattutto quelli tagliati con l’accetta.
        E sulla eccezionale (in senso di efficacia della emozione comunicata) forma letteraria in un manuale del rock, finora non l’ho trovata: l’ho trovata spesso impeccabile e peraltro molto buona. Ma fare il Dostoevskij della critica mi sembrerebbe abbastanza fuori luogo (a meno che uno non se lo prefigga come obiettivo e allora non scriverebbe a questo proposito un manuale di storia e critica musicale, ma qualcosa di più complesso); dunque per dirla semplicemente non capisco tanto livore nei confronti di un collega e del suo modo di scrivere: lo dice anche lui che sono solo appunti rimaneggiati ed estremamente sintetici. Se vogliamo fare una gara di qualità, ti dico subito che preferisco un Morandini del manuale di cinema, la cui virtuosità di sintesi è quasi diventata un paradigma.

      • Sull’ultima frase ti appoggio. Morandini, che è critico vero, sa sintetizzare eccellentemente. Che è critico vero, appunto.

      • Piccolo off-topic: scusa una cosa Eddy, ma come fai a conoscere il mio nome? Io pensavo che i miei agenti segreti fossero imbattibili 😀

      • Appare nei tuoi indirizzi wordpress e gmail, ovvio.

  18. Riccardo Bertoncelli scrive benissimo, purtroppo sono 30 anni che non gli piace quasi niente ma continua a scrivere delle cose che lo innamoravano a 19 anni…

    • Tony Nightfly, per esempio, ha quella forma di “dogmatismo creativo” di cui sto parlando e che personalmente apprezzo molto (piccolo spam :D). Ovviamente ho seguito vari suoi consigli, ma ho anche disubbidito (ovvero una prospettiva da cui Scaruffi appare come un valido punto di riferimento e non solo un dittatore strappato al dominio del mondo).

  19. Orgio

    Praticamente, caro fzking, dal tuo ultimo intervento (“l’arbitrarietà dogmatica, se raffinata e particolare o singolare, è qualcosa di raro, e stimola la crescita personale o perlomeno un riferimento, un’ispirazione”) emerge che se uno ti dice “o la pensi come me o sei un (epiteto di chiara connotazione negativa)”: sa di masochismo. Sarebbe come sostenere che anche Mengele, in fondo, ha suggerito ai medici come si deve, o non si deve operare.
    Vedi tu. Personalmente, e credo come me la maggior parte dei frequentatori, da un critico preferisco uno spunto di riflessione/ascolto sorretto da motivazioni circostanziate e da pertinenti analisi storico-stilistiche, per poi potermi fare un’opinione. Tutte cose che Scaruffi non si sogna neanche lontanamente di offrire – meno che mai in un italiano apprezzabile, come nota giustamente Eddy – preferendo, invece, il “o con me o al rogo”. Mi tocca ripetermi: se scrivesse per una ristretta cerchia sarebbe tutto a posto, e invece si ostina a mettere becco su cose delle quali ha minima o nessuna contezza. Quanto basta a criticarlo aspramente o, meglio ancora, ad ignorarne la produzione.
    Et de hoc satis.

    • Mork

      Abbastanza per le ristrettezze di un forum. Purtroppo fzking è l’unico che ha analizzato le cose in modo sufficientemente approfondito, diciamo però che Scaruffi è una specie di Adorno del rock: l’anello (critico) di congiunzione fra il pop e la musica colta del novecento, senza però esserci riuscito in pieno. E aggiungerei che la critica rock non è qualcosa di così definitivo – nel senso dei canoni accettati – come quella letteraria: anzi, ancora nell’ultimo secolo i suoi strumenti di analisi si sono moltiplicati al punto che nessuno può più dire quale sia quello più esatto. Tutti i grandi (come Blanchot), appunto, avevano un qualche tipo di visione “estrema”. Non sto dicendo che Scaruffi sia un grande, ma certamente, dopo di lui, anche la critica rock dovrà fare i conti con un nuovo paradigma analitico (bisogna rassegnarsi, resterà nella storia, nel bene o nel male). Direi che questo è soltanto l’inizio.

    • E’ vero: se cerchi un maestro da seguire pedissequamente e senza discutere, arrivi al masochismi, come dici tu.
      Se lo vedi come punto di ispirazione, da modificare in base alla propria sensibilità, Scaruffi (e non solo lui, parliamoci chiaro) offre tanto. Tanti spunti da sviluppare, ma che devi sviluppare tu lettore-ascoltatore. Non è da idolatrare o da detestare come fanno in tanti, basterebbe coglierne le idee più originali e interessanti e passare oltre.
      E comunque, anche Mengele ha offerto, in negativo, ai medici come operare: ha suggerito cosa non ha senso fare, come non operare, perché il suo era puro sadismo. E’ una lezione importante.
      Sulle analisi storico-stilistiche…..sono sempre le stesse: che le dica il critico A, B o C, cosa cambia? La storia degli stili ormai la conosciamo, soprattutto grazie (almeno per quanto mi riguarda) i manuali della Giunti, piuttosto che dagli altri zelanti critici. Ciò che si riscontra poco è il coraggio di espandere a livelli folli la propria esperienza e sensibilità: forse perché in un critico cerco uno scrittore, o un filosofo.
      Comunque “et de hoc satis” non pare, visto che a distanza di anni si va a riprendere una recensione di un autore di recensioni e a criticarlo di nuovo (e si’: questo sarebbe piuttosto inutile, se non ci fossero i nostri commenti che ne ampliano il discorso).

    • giuliano

      Un’eccessiva acredine nei confronti del personaggio, concedimelo Eddy, non fa che alimentarne la popolarità. Non ricordo più chi disse che è inutile smentire una notizia, si finisce per darla una seconda volta (mi sa che fu Andreotti, purtroppo: la battuta era buona).
      Non si è macchiato di delitti ma ha solo scritto di musica rock (e di tutto il resto che gli homini sapientes sono stati capaci di fare negli ultimi 12mila anni): ciascuno può farsi un’idea della sua produzione guardando il suo sito: ci sono innumerevoli assurdità, talmente evidenti che macchiano irrimediabilmente un canone interpretativo che forse poteva portare a risultati interessanti.

      Et de hoc satisfaction (i can’t get no)

      • Per chi ha stomaco forte e adeguato senso del ridicolo, riporto la biografia di Piero Scaruffi come scritta da lui stesso medesimo. La mia frase preferita è “aveva visitato più di 120 nazioni”. Mi piace molto anche l’inizio stile hip hop: “Piero/nato a Trivero”. Notevole inoltre che abbia scritto un libro in inglese nel 2009 e lo abbia tradotto in italiano nel 2005.

        piero, nato a Trivero nel 1955, e` laureato in Matematica con indirizzo di Fisica Teorica. Dal 1983 risiede in California. Conduce carriere parallele di ricerca scientifica, software, poesia, viaggi, musica, letteratura e cinema.
        Come scienziato si occupa di intelligenza artificiale, di scienza cognitiva, di teorie formali della mente. Ha compiuto ricerca e insegnato, fra l’altro, alll’Universita` di Harvard (1984), all’Universita’ di Stanford (1995-96), all’Universita` di Berkeley (1997-2004). Per diversi anni ha gestito il Centro di Intelligenza Artificiale dell’Olivetti a Cupertino, in California. Ha scritto quattro libri su questi temi. Nel 2006 ha pubblicato The Nature of Consciousness.
        Svolge attivita` di consulenza software nel campo dell’Internet e dell’Intelligenza Artificiale.
        All’Universita` di Berkeley ha insegnato, oltre a Scienza Cognitiva, anche Storia della Conoscenza.
        Dal 1983 cura la rubrica “Qui Silicon Valley” per la rivista italiana ZeroUno.
        Come poeta, e` stato segnalato/premiato a sette premi nazionali e ha pubblicato due volumi di liriche, “L’Ultimo” (Il Salice, 1991) e “Dialogo degli Amanti” (Lacaita, 1998), entrambi vincitori di premi nazionali. L’ultimo premio a cui gli e` stato attribuito un riconoscimento e` il Fog City di San Francisco 2006. E’ stato membro di Modern Poetry. In USA ha pubblicato “Synthesis” (2009).
        Come critico musicale, ha collaborato a (negli USA) Option, CD Review, Sound Choice, I/E, Nude As The News e Billboard, e (in Italia) a Rockerilla, Blow Up e New Sounds, e ha pubblicato diversi libri, fra cui una Storia del Rock in sei volumi e due libri sulla musica d’avanguardia. Il suo libro piu` recente in questo campo e` “A History of Rock and Dance Music” (2009), tradotto in Italiano nel 2005. In USA sono anche usciti “A History of Jazz Music 1900-2000” (2007) e “A History of Popular Music before Rock Music” (2007).
        Su Logos ha svolto attivita’ di critica letteraria, recensendo novita’ editoriali statunitensi e pubblicando a puntate una “Introduzione al Romanzo Contemporaneo Americano” (1989). Articoli di critica cinematografica sono usciti (in Italia) su Logos e su Rockerilla.
        Nel 1996 e` uscito per Feltrinelli un libro sull’America, “Il Terzo Secolo”, che e` entrato nella classifica dei best-seller de La Stampa.
        Nel 2008 aveva visitato piu` di 120 nazioni. I resoconti di alcuni suoi viaggi di esplorazione in Sudamerica, Estremo Oriente e Asia Centrale sono stati riportati da alcune guide turistiche britanniche e (in Italia) sono stati oggetto di articoli sul settimanale Tuttodove de La Stampa (anni ’80) e sulla rivista Nuova Era (anni ’90). Sue fotografie sono state usate dalla BBC per la serie “Waking the Dead”.
        E` stato (2000-20003) uno dei direttori della rivista d’arte “Leonardo” (MIT Press).
        Ha organizzato numerosi eventi culturali interdisciplinari a San Francisco.
        E` stato uno dei pionieri del giornalismo su Internet. Nel 1985 diede vita alla sua prima rivista elettronica, distribuita per e-mail su Internet. Fra il 1986 e il 1990 ha creato un online database, scaricabile via ftp. Nel 1995 quel database si e` trasformato nel suo website personale. In parallelo erano cresciuti, nell’arco di dodici anni, i suoi database di argomento scientifico, cinematografico, artistico, etc. Nel 1996 ha unito tutti i suoi database in un unico website, http://www.scaruffi.com, aggiundendo una sezione di politica, una di letteratura, i suoi articoli di Informatica e tutte le sue poesie.
        Nel 2007 il compositore Marco Pietrzela ha usato una poesia di piero per la sua composizione “Trio Op.31 Dune” per tre flauti.
        E` o e` stato membro di diverse organizzazioni umanitarie, fra cui Amnesty International, Oxfam e Care.

      • giuliano

        ecco, appunto.

      • Si Giuliano hai colto il punto focale della polemica sullo scaruffo.

      • Orgio

        HominES sapientes, giuliano, homines: come quelli che adorano il Bafometto (e leggono il “De Occulta Philosophia” di Agrippa von Hildesheim)

      • giuliano

        orca troia, orgio. hai ragione, chiedo venia.

        Comunque è cosa nota che a coloro che leggono il De occulua philosophia generalmente non funziona la banana.

        Io, da rude materialista storico, preferisco l’Opus pistorum di Henry Miller.

  20. Vi siete mai chiesti se avesse “ragione” lui?

    • Dovendo purtroppo lavorare per vivere non ho molto tempo da dedicare alle riflessioni filosofiche. Quando riesco a ritagliarmi quei cinque minuti preferisco però meditare su altre e più importanti questioni. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? E soprattutto: è nato prima l’uovo o la gallina?

    • Giancarlo Turra

      E se Scaruffi fosse lui, e avesse inventato la macchina del tempo?

    • Romano

      Caro Tony,non può avere ragione lui perchè riporta tante informazioni sbagliate come fossero dati oggettivi ma se hai un minimo di preparazione dovresti smascherarlo facilmente.Pe es. nella scheda introduttiva afferma che i critici fanno un disservizio alla musica rock includendo fra i massimi capolavori le “canzonette” dei Beatles quando in realtà sin dagli anni ’60 e in modo maggiore negli ultimi tempi i Beatles sono l’UNICO complesso rock ad essere incluso con ampio spazio,addirittura con confronti con i massimi geni del passato,nelle enciclopedie e nelle rassegne di musica classica.

      • E’ vero. Il mio gusto è molto sensibile al dato tecnico e ti confermo che i Beatles soprattutto quelli prima (!) di Revolver avevano un contrappunto molto denso e usavano armonie sofisticate.

        Proprio stamattina ascoltavo un disco di Tony Sheridan in cui alle tre chitarre come turnisti c’erano Paul, John e George e già si capiva che di musica quei tre ne sapevano.

        Non per tutti è così, per esempio Alex Ross che di musica classica ne sa abbastanza (anche se non è uno dei miei critici preferiti nel campo) preferisce proprio il tipo di rock più noise/minimale (Velvet Underground, Bjork, Nico, Sonic Youth, Radiohead) che alle mie orecchie risulta il più fastidioso.

  21. Mork

    Quando dico Adorno, intendo anche Mengele: fu il filosofo a far pestare i suoi stessi studenti dalla polizia.

  22. Romano

    Tra i sostenitori del Piero c’è qualcuno che,oltre ad usare paroloni altisonanti spesso del tutto fuori luogo e di cui forse non conosce il significato,è in grado di difendere il nostro tuttologo preferito riguardo il suo affermare di aver ascoltato tutto quello che afferma di aver ascoltato?Vi rendete conto che dovrebbe avere 1000 anni e che le sue giornate dovrebbero essere di 240 ore! E non voglio neanche commentare la sua selezione sulle più importanti opere di musica classica dal 1300 ad oggi! Per un’iniziativa del genere occorrono decenni di studio in un conservatorio.Come fanno i sostenitori del Vate a non capire che il pierino è perfettamente consapevole di aver montato un bluff e immagino quante risate si farà alle spalle dei suoi cultori che lo prendono sul serio.

    • Orgio

      I conti fatti da Guglielmi nella sua recensione sono inesorabili. Scaruffi, mi sa che hai passato troppo tempo con l’intelligenza artificiale…

    • Stefano

      Della serie “piccoli scaruffi crescono” vi segnalo come pretenziosità anche questo sito http://www.ecoveneto.it/aaaaaaap.htm dove si parla nientemeno di 50 anni della storia del rock. Leggere attentamente perchè ci sono delle chicche memorabili come ad esempio tra i migliori dischi del ’76 l’esordio dei Boston (!), nell’81 Vienna degli Ultravox e last but not least nel’85 Songs from the big chair dei Tears for Fears(!!). Meditate gente meditate.

      • I tears for fears sono il più grande gruppo inglese degli anni 80.

      • Romano

        Conoscevo il sito e francamente non è di derivazione scaruffiana anzi nella scheda dei Beatles prende le distanze dal pierino proprio come dall’esaltazione di tanti dischi sperimentali .C’è di molto peggio sul web con autentici siti clonati realizzati da pecore Dolly incapaci di pensare con il proprio cervello…e se glielo fai notare si offendono pure!

    • Giancarlo Turra

      Tra i sostenitori del Vate pare vi sia anche qualcuno dotato di pollici opponibili.

  23. Rusty

    Il CV di Scaruffi è obiettivamente impressionante. Io, dopo una rapida colazione, una giornata di ufficio, un’occhiata a un notiziario e una cena frugale mi sento già sfinito. Ma come avrà fatto a FARE tutto? Ci vorrebbe un Zingales qualunque.

  24. Eliseno

    peccato che un tal cervello sia fuggito dall’Italia. Non oso pensare ai suoi alunni. Comunque non maledirò mai abbastanza la Arcana, che con il suo nome mi ha rifilato un paio di volumi di questa sola.

  25. Povero scaruffi, con un curricolo così kilometrico non avrà avuto nemmeno il tempo, chessò, per una scopata, una pugnetta, lavarsi i piedi, na carbonara, du spaghi ajo e olio; a malapena sarà riuscito ad andare al cesso e a sganciare due scorregge per trimestre. E noi a prenderlo per il culo.

  26. Chissà perchè mi viene spontaneo associarlo a un altro “fenomeno” della critica come Massimo Bertarelli. Ci vorrebbe una bella stroncatura come questa anche per i suoi “1000 film da evitare” (che poi sono diventati 1500, visto che moriva dalla voglia di aggiungere qualche altra opera di Lynch o Fellini…)

  27. Romano

    Bertarelli mi sembra,per la verità,l’opposto di Scaruffi.Il primo cerca di stroncare film da lui ritenuti noiosi e acclamati da una critica snob che apprezza tutto ciò che è d'”autore” mentre il secondo è il tipico snob che apprezza tutto ciò che è inascoltabile per sentirsi superiore alla massa ignorante.

    • Mork

      Tu probabilmente appartieni a quella categoria di persone che non sarebbe mai capace di apprezzare ‘Pierrot le Fou’. Ma ogni tanto il dubbio che siamo “noi” a non capire, bisognerebbe porselo.

      • Romano

        I fans dei cinepanettoni potrebbero dire che chi deride quei filmacci penosi lo fa perchè ne è prevenuto.Dire “siamo noi a non capire” significa dover per forza apprezzare tutto.Mi pongo spesso dubbi amletici di quel tipo infatti rivedo spesso film che in primo impatto mi hanno lasciato perplesso e in molti casi li rivaluto ampiamente,altri invece li affosso ancora di più.Se un film è noioso lo stronco e basta soprattutto se è pretenzioso e ambisce ad esporre contenuti che non ci sono.Di Godard ho visto solo Fino all’ultimo respiro e ho fatto fatica ad arrivare alla fine: non capisco la necessità e l’utilità di un film come quello.Cmq vedrò Pierrot e ti farò sapere.

  28. Infatti anche Bertarelli vuol dimostrare la stessa superiorità controcorrente quando stronca i grandi film. E lui stesso sa che si tratta di grandi film, spesso e volentieri. Poi mi pare che non bisogna essere critici snob per acclamare “2001: Odissea Nello Spazio” o “Il Grande Dittatore”, ma potrei nominarne tanti altri che vengono “condannati” in quel libro osceno…

  29. Romano

    Considera che 2001 è forse il mio film preferito.Alcune stroncature di Bertarelli le condivido anche per alcuni film dei miei registi preferiti di cui non apprezzo certo tutto.Scaruffi è il trionfo dello snobismo e della disonestà intellettuale,Bertarelli a tratti mi irrita però mi sembra voler condannare proprio quel tipo di snobismo elitiario.

    • Mork

      Ok, se tu mi dici che non ti piace un film, posso anche accettarlo. Ma quando dici di non capire l’utilità di ‘Fino all’ultimo respiro’ stai praticamente affermando di non capire l’importanza – importanza, non utilità, non stiamo parlando di una cassetta degli attrezzi – di uno dei film ‘oggettivamente’ più importanti della storia del cinema, per innovazione tecnica e di linguaggio. Dimenticavo: per capire qualcosa bisogna conoscerla MOOOLTO bene.

      • Romano

        Per utilità mi riferivo proprio all’importanza! Il tuo è un arrampicarsi sugli specchi! Il discorso sull’innovazione,tipicamente scaruffiano,non deve far perdere di vista il reale valore dell’opera:se un film è senza capo nè coda e tratta argomenti che non mi interessano non c’è tecnica o linguaggio che possano farmelo apprezzare,come tanti dischi preferiti da Scaruffi , e non solo da lui, che io non riesco proprio classificare alla voce musica.

    • Io penso semplicemente che Bertarelli lo faccia apposta a crearsi quest’aura da critico ignorante esattamente come Scaruffi si bea di essere il più intelligente dei musicofili, e secondo la logica perversa del “film che devo stroncare perchè riporta cinque stelle sul dizionario di Morandini=film che non deve piacere nemmeno al pubblico” ci sta campando un pò troppo a lungo per i miei gusti. Senza contare che anche lui ha un vocabolario estremamente limitato, fatto soprattutto di parole magiche come “barbosissimo”, “trombone” e “lento”. Ma poi un critico che dovrebbe essere specializzato in materia come può amare il Fellini dei primi film e considerare “8 1/2” una pompatissima “pizza indigeribile”??? Serve commentare altro?

      • Romano

        Non ho detto di essere fanatico di quel critico,che sicuramente conosce pochi vocaboli,ma solo che mi sembra agli antipodi di Scaruffi.Comunque il morandini non mi sembra essere la bibbia:mai una critica ad un film di un grande regista e mai oltre le 3 stelle ad un film di genere.Questo è il criterio di un fan e non di un critico.

  30. Mork

    A Romano: guarda che Scaruffi non è stato il primo – né l’ultimo – a parlare di innovazione in campo artistico-musicale. L’innovazione ha a che fare con la storia del Novecento, dalle teorizzazioni delle avanguardie (quelle coi nomi “strani”: futurismo, astrattismo, surrealismo) dunque Mondrian, Kandinsky o addirittura Pollock; in letteratura coi vari Joyce, Ezra Pound, T.S. Eliot; nel cinema Ėjzenštejn, Wiene, Vertov; in musica Schönberg, Webern, Boulez, Cage… fino ad arrivare al rock. Questo solo per dirti che l’idea di innovazione non nasce con Scaruffi. Poi, ti faccio notare che spesso il rinnovamento va di pari passo col “valore reale” dell’opera, o se preferisci, con l’emozione: solo utilizzando linguaggi nuovi o quantomeno originali, nel senso di un uso singolare delle tecniche e degli stili, è possibile esprimere realmente ed efficacemente idee, sensazioni e tutte quelle altre cose che hanno a che fare con la musica e con l’arte in generale, pena il ripetere pappagallescamente cose fatte e dette da altri, cioè usare le emozioni degli altri e non le proprie, cioè essere banali (tutto questo volendo semplificare il discorso di molto). Se poi a te continua a non piacerti un’opera, un album o un film, il problema è tuo, non dell’arte.

  31. Romano

    Non ho mai affermato che la parola “innovazione” l’abbia inventata Scaruffi! Ma quando mai? Mi riferivo allo snobismo dilagante in cui si tende a considerare innovativo tutto ciò che è alternativo per sentirsi superiori al volgo ignorante puntualmente tacciato di ottusità se critica musica inascoltabile,film inguardabili o opere d’arte che potrebbe fare anche mio cugino di 12 anni.La parola arte bisognerebbe usarla con più cautela e cognizione.

  32. Mork

    Vabbè, Romano, le tue risposte sono proprio come quelle di Bertarelli 🙂

    • Già, credevo di scrivere delle cose ovvie su di lui ma a quanto pare i cattivi maestri esercitano l’influenza anche su chi vuole essere distante dalle amenità da bar sport

      • Romano

        Su di me non ha avuto alcuna influenza dato che ho scoperto il suo libro pochi anni fa quando i miei gusti si erano già in larga parte definiti.Forse siete voi che ritenete le vostre opinioni inattaccabili oltre a equivocare tutto il discorso di base:non stiamo giudicando Bertarelli ma stiamo stabilendo che con Scaruffi non ha nulla da spartire,anzi mi sembrano 2 critici agli antipodi.Se poi vi offendete se stronca i vostri film preferiti è un’altro discorso.

      • Ok, della diversità di base tra i due geni del male posso essere d’accordo ma sbaglio ad affermare che c’è bisogno di qualcuno che smonti Bertarelli come si deve (anche se le sue stronzate si commentano da sole)?
        “Fino All’Ultimo Respiro” per me è un capolavoro, per te non lo è e non ho nulla da obiettare al riguardo. Ma se una persona che si spaccia come critico me ne parla da spettatore appena uscito dalla sala lo trovo inqualificabile. Convieni?

  33. Romano

    Scusa ma che tipo di risposta vuoi che ti dia? Spesso mi intrattengo in dibattiti con alternativi dei vari campi (musica,cinema,arte etc.)e sistematicamente se critico qualcosa che loro apprezzano vengo tacciato di non aver capito e mi si propinano,anche con irritazione, nomi dell’avanguardia del ‘900 che non c’entrano nulla con la discussione.Se un film o un disco non solo non mi piacciono ma mi irritano perchè dovrei esaltarli? Siamo usciti fuori tema perchè da Scaruffi siamo finiti a parlare di Bertarelli,che insisto nel considerarlo l’antitersi del pierino,e di Godard.

  34. Romano

    Volevo scrivere antitesi.

  35. Luciano

    “Non provo simpatia per nessun musicista rock, e non provo simpatia per la musica rock in generale. […] . Proprio non nutro nessun affetto per la musica rock. Non ci sono cresciuto e non mi ci riconosco.” by Piero Scaruffi
    http://www.scaruffi.com/music/letters.html#liv
    Direi che lui la dice giá tutta. Chi si affida alle sue schede rock per apprezzare il rock é logicamente masochista.

    Al contrario, per lo stesso motivo, Scaruffi é una risorsa per provocare un discorso sui limiti del rock (majors, album, specializzazione e frammentazione):
    http://www.scaruffi.com/music/letter3.html#l19
    http://www.scaruffi.com/music/letters.html#l29
    http://www.scaruffi.com/music/letters.html#l1

  36. Io ringrazio Scaruffi perché grazie a lui ho scoperto molti artisti che adoro. Ci sono tanti di quei gruppi interessanti al mondo, e purtroppo tanti sono sottovalutati ma molto spesso sconosciuti. C’è chi preferisce collezionare inediti e rarità dei propri idoli anziché spostare l’orizzonte dei propri gusti.

  37. enio

    Venerato, in questi giorni di convalescenza in un dicembre un po’ velato, ti consiglio, se già non la leggesti, la voce di Scaruffi sulla Neoenciclopedia (te la consiglia l’autore della voce Puffetta)

  38. Carlo Fais

    Ciao Eddy.
    Ho il volume sul Grunge da te curato a fine anni ’90 per la Giunti.
    Mi chiedo come mai hai “massacrato” Scaruffi in questa recensione sulla sua storia del rock ma poi te ne sei servito per definire il contesto del grunge, citandola esplicitamente nel tuo libro.

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