Rolling Stones: il più grande spettacolo dopo il Bigger Bang

Il lettore di VMO che abbia la fortuna di risiedere a Columbus, Ohio (immagino ce ne siano… uh… un mucchio), starà probabilmente per mettersi in coda davanti al locale stadio per assistere fra qualche ora alla seconda data del “Zip Code Tour”, ennesima campagna concertistica dei Rolling Stones. Da Jagger, Richards, Wood e Watts ormai un album nuovo non ce l’aspettiamo più e l’ultimo, il sorprendente in positivo “A Bigger Bang”, risale a ben undici anni fa. La lunghissima tournée che gli andava dietro veniva documentata da un poker di DVD altrettanto formidabili.

Rolling Stones - The Biggest Bang

Un’inveterata e invereconda T.R.O.I.A.: che a Austin canta Bob Wills Is Still The King e a Shanghai duetta con una rockstar locale; che a Rio de Janeiro si presenta alla ribalta con una T-shirt verdeoro e a Buenos Aires con la maglia della nazionale di calcio argentina (a Milano con quella dell’italiana, fresca di titolo mondiale); che blandisce i giornalisti giapponesi rivolgendosi loro nell’idioma locale e quelli di qualunque altro paese confessando che il pubblico più caldo è… dove diavolo è che suoniamo stasera? Mick Jagger è una zoccola per professione ma pure per vocazione, talmente sfacciata da conservare a oggi, dopo oltre (un bel po’ oltre) quarant’anni di onorata professione, una certa… innocenza che finisce per farla irresistibilmente simpatica. Tantopiù ora che, se il fisico si mantiene incredibilmente asciutto e in forma per uno della sua età (vale per tutti i – massì! – ragazzi della band), il volto è ormai un reticolo di rughe. Colossale – quattro DVD per abbondanti sette ore – come il tour che documenta, The Biggest Bang è la testimonianza di un miracolo: di come sia possibile suonare il rock’n’roll a sessant’anni suonati divertendosi come pazzi. Conservando una dignità che gli Stones un quarto di secolo fa erano andati assai vicini a perdere ma, per dirla con Dylan, erano molto più vecchi allora, sono molto più giovani adesso.

Invano cercherete un che di patetico in un’estenuante campagna concertistica affrontata con cameratesco spirito da soldati. Invano cercherete una ruga non sui volti di Mick, Keith, Ron e Charlie ma su un repertorio da immortali eseguito con una vivacità e una grinta pazzesche e producendosi in un secondo miracolo: quello di rendere in qualche modo intima, da club, l’atmosfera in stadi affollati a ogni tappa da parecchie decine di migliaia di persone. Ecco: l’altro protagonista di The Biggest Bang è il pubblico. Addirittura un milione e duecentomila (dati non degli organizzatori ma della questura) sulla spiaggia di Copacabana. Vedere pogare all’unisono tre chilometri di persone è uno spettacolo che mozza il respiro. Lascia senza fiato l’energia. Lascia senza fiato l’ondata di affetto che sale da quel mare di teste e braccia verso lo smisurato palcoscenico, fino a sommergerlo. Mi sia consentita un’ultima annotazione: ho sempre pensato che la differenza fra un gruppo figo e uno sfigato sia data dalla quantità di figa che si agita fra le prime file. Qui ce n’è più che a una convention di “Playboy”.

Pubblicato per la prima volta su “Il Mucchio”, n.638, settembre 2007.

4 commenti

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4 risposte a “Rolling Stones: il più grande spettacolo dopo il Bigger Bang

  1. Evidentemente se superi la barriera dei 27 anni il rock fa bene alla salute !

  2. Rusty

    Ricordavo questo articolo. Anche il finale alla Max Stefani! (Chiedo venia…)

  3. Giusto tributo alla divina zoccola 🙂

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