“Il” capolavoro di Elvis Costello (che oggi ne fa 64)

Che Bret Easton Ellis fosse un fan lo aveva già dato a intendere che al primo e fortunatissimo romanzo avesse imposto nell’85 il medesimo titolo di quello che era stato, otto anni prima, il singolo d’esordio del secondo Elvis più importante della storia del rock, Less Than Zero. Clamorosa conferma è venuta nel 2010 da come ha chiamato il sequel dell’epocale debutto: Imperial Bedrooms, giusto una “s” in più a distinguerlo dal settimo album in studio del nostro ed evidentemente anche suo eroe. Di “Imperial Bedroom” (F-Beat, 1982) in realtà gli estimatori sono legioni e c’è una quasi unanimità (già all’uscita riscuoteva consensi critici importanti: primo, per dire, nel referendum del “Village Voice”, il “Pazz & Jop Poll”) sul fatto che nel folto catalogo dell’artista londinese sia l’articolo da avere volendone avere uno soltanto. Questione di qualità complessiva della scrittura (sia a livello di spartiti che di testi), degli arrangiamenti, delle registrazioni piuttosto che di rappresentatività in assoluto, o di presenza di canzoni indimenticabili, o di potenza emozionale che era stata e ancora sarà ben altra in dischi come “My Aim Is True”, “Punch The Clock” o “Blood & Chocolate”.

In realtà, come ben sa chiunque abbia una conoscenza anche basica di Costello, non esiste (non potrebbe) un lavoro che ne fotografi tutte le infinite sfaccettature: il Buddy Holly che nel contempo si fa Randy Newman e punk di “My Aim Is True” e il soulman di “Get Happy!”, il cantante country di “Almost Blue” e lo schietto rocker di “This Year’s Model”, il compositore neo-classico delle “Juliet Letters” e il folkster di “Secret, Profane & Sugarcane”. Se c’è un altro lavoro del Nostro che somiglia a “Imperial Bedroom” è “Trust”, che lo precedeva di un anno e con il senno del poi pare una specie di prova: lì la passione per certo jazz confidenziale e per il pop da Tin Pan Alley, unito a una visione al pari classica del rock, già si notano, ma a un livello di complessità, raffinatezza, attenzione al dettaglio indubitabilmente inferiori. Qui tutto è perfetto, immacolato.

Pubblicato per la prima volta in Rock – 1000 dischi fondamentali, Giunti, 2012.

7 commenti

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7 risposte a ““Il” capolavoro di Elvis Costello (che oggi ne fa 64)

  1. sonicfeli

    Comprato la settimana scorsa!

  2. Roberto

    Grazie come sempre venerato.
    Non avevo mai ascoltato questo disco.
    Che ci trovo appena lo faccio partire, i T V on the radio.
    E siamo alla prima traccia.
    Salute Maestro.

  3. deleted

    Grazie, Venerato! E tanti auguri a Elvis/Declan/Napoleon/Red Shoed Imposter, sia per il compleanno sia perché sta lottando contro un tumore, a quanto sembra, particolarmente stronzo. Fagliela vedere, Elvis!!!

  4. Su una cosa sola mi permetto di dissentire in parte, Venerato Maestro: quando scrivi, a proposito di “potenza emozionale che era stata e sarà ancora ben altra in dischi come ‘My Aim Is True’, ‘Punch The Clock’ e ‘Blood & Chocolate'”. Mah… non ne sono sicurissimo, sai? E’ vero che quelli sono dischi più con il cuore in mano. Però, però… quando metto “Imperial Bedroom” sul piatto e arrivano “Man Out Of Time”, “You Little Fool” e “Town Cryer”, io non resisto mai alla commozione… Mi sembrano fatte della stessa materia di cui sono fatte “Shipbuilding” e “Crimes Of Paris”.

  5. andrea K. bonomo

    Un nato nel mese di Elul, come Wayne Shorter, Johnny Ramone, Crissie Hynde, Sonny Rollins e Charlie Parker, Keith Moon, Genesis P-Orridge, Horace Silver, Leonard Bernstein, Elvin Jones… zodiaci sonori, astrologie musicali

  6. Oliviero Marchesi

    Mese di Elul? E che è?

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