Badly Drawn Boy – Banana Skin Shoes (One Last Fruit)

Atteso non per modo di dire il nuovo album del Ragazzo Disegnato Male, al secolo Damon Michael Gough: il suo nono con la colonna sonora di “Being Flynn” e allora sono otto anni che lo aspettavamo; e se no fa un tondo decennio se si ritiene “It’s What I’m Thinking Pt.1” il suo ultimo disco “vero”. Un sacco di tempo considerando che al debutto del 2000 “The Hour Of Bewilderbeast” ─ platino nel Regno Unito e vincitore del Mercury Prize; da allora in ogni lista dei migliori album del secolo ─ in dieci anni aveva dunque fatto andar dietro sei altri lavori. Inevitabilmente non all’altezza dell’esordio (“About A Boy”, commento al film più memorabile della pellicola cui faceva da sfondo quasi sì) e però nel complesso un catalogo notevole di cantautorato eccentrico fra folk-pop da cameretta e indie rock.

“Banana Skin Shoes” parte con la traccia che lo battezza e il botto che spiazza: mai sentito prima un Badly Drawn Boy così funk, praticamente big beat, fra Fatboy Slim e Beck. Forse uno scherzo, forse un modo di mettersi alle spalle in tre minuti scarsi un bel tratto di vita problematico. In ogni caso una possibile hit. Nessuna fra le altre tredici canzoni in scaletta ha la stessa esplosività, per quanto una Tony Wilson Said che trasloca la Motown a Manchester, una Colours che ipotizza dei Belle & Sebastian disco, una Fly On The Wall con basso massiccio, batteria serrata e una slavina d’archi siano certamente ballabili. Ingrossano e consolidano invece il canone il britpop di Is This A Dream, una I Just Wanna Wish You Happiness bacharachiana e una Never Change più McCartney, la bossa nova You And Me Against The World. Buon ritorno, cui qualche taglio (I Need Someone To Trust ad esempio, nel solco di certi Chicago irredimibili) avrebbe giovato.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.422, agosto 2020.

3 commenti

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3 risposte a “Badly Drawn Boy – Banana Skin Shoes (One Last Fruit)

  1. crstn

    con la tua recensione in tasca, alla prima buona occasione ho preso questo dischetto e l’ho fatto girare per qualche giorno.. con tutto l’impegno non riesco a non farmi piacere la reietta “i need someone to trust”… dai tempi del terzo disco dei mojave 3 non mollo il maestro, è stato un imprinting, ormai non si può tornare indietro.. la settimana scorsa ho fatto una tripletta princeana: the rainbow children, la biografia “prince schiavo del ritmo” con tua intro, ed infine la specialissima ultimate music guide di uncut (che tra l’altro ha richiesto un esborso maggiore degli altri due insieme.. ma non ho saputo resistere!)

  2. cosimo

    M’ero dimenticato dell’esistenza di Badly, eppure tutti i suoi dischetti sono ben sistemati nei miei scaffali ikea. Darò lui un’opportunità anche se temo che tutta quella generazione anni 90/primi 2000 sia inesorabilmente tramontata.
    p.s. Caro Maestro, volevo scriverti una mail ma non so come fare, ci conosciamo da tempo, ma son sparito da tutti i lidi.

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