Uno degli scrittori della mia vita: Manuel Vázquez Montalbán

Dieci anni fa a oggi ci lasciava all’improvviso (oppure no) uno degli scrittori da me più amati. Rileggendo questa recensione di quello che resterà l’ultimo romanzo dell’autore catalano con Pepe Carvalho protagonista mi vien da pensare che, per una volta, avessi capito tutto in anticipo. Non che fosse difficile.

Manuel Vázquez Montalbán

È una sensazione forte, per certi versi disturbante ma che per altri contribuisce alla riuscita e al fascino del libro. La medesima che, anche senza conoscere la vicenda umana dell’autore, si poteva provare leggendo Solea di Jean-Claude Izzo: che tale volume fosse un congedo. Doppio in quel caso, dello scrittore dal mondo e della sua creazione più memorabile, l’ex-poliziotto Montale, dalla pagina. Avendo Montalbán sessantun’anni, l’augurio è che ancora a lungo produca o quanto meno campi. Nondimeno L’uomo della mia vita ha tutta l’aria di essere l’addio di Pepe Carvalho, investigatore privato ex-comunista ed ex-agente CIA, gastronomo sommo e proprietario di una libreria da cui preleva il materiale necessario ad accendere il caminetto nella casa da cui spia dall’alto l’amata e ormai irriconoscibile Barcellona. Lo abbiamo seguito in una dozzina di romanzi di altalenante qualità (con qualche caduta – sciocco negarlo – ultimamente) e in un tot di racconti che ne hanno fatto uno che – come tutti i migliori personaggi letterari – ha più sostanza di tanti umani che vivono senza accorgersene e senza che se ne accorga nessuno. Carvalho no: lui è carne (ben nutrita), ossa, istrionismo e amarezza. Umanità sconvolgente sotto la patina di cinismo.

È un Carvalho alle soglie e oltre della vecchiaia quello che si aggira in queste pagine, preoccupato da una vita che si annuncia sempre più grama (non avendogli dato la sua precaria esistenza fonti di sostentamento in grado di garantire oltre l’oggi), e da un ritorno, quello dell’amante di sempre, Charo, del quale non sa bene che fare. Tanto più che un altro amore si intromette, quello che gli giura un altro fantasma del passato, la volitiva e dolcissima Yes, tornato all’improvviso senza chiedere  permesso. Ecco: L’uomo della mia vita è innanzitutto una bellissima storia di sentimenti cui il travaglio quotidiano non sa dare adeguate risposte. C’è naturalmente un giallo da risolvere – e la soluzione, puntuale, arriverà – ma conta poco, pochissimo. Restano nella memoria piuttosto le lettere d’amore di Yes cui il detective non risponde mai. Straordinarie. Che poi non sono lettere ma fax, siccome Carvalho un po’ alla modernità deve piegarsi anche lui. Segno sicuro, dacché non si riesce proprio a immaginarselo che spedisce o riceve e-mail, che l’abbiamo perso. Migliore uscita di scena, tuttavia, non si poteva desiderare.

Pubblicato per la prima volta su “Il Mucchio”, n.423, 19 dicembre 2000.

4 commenti

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4 risposte a “Uno degli scrittori della mia vita: Manuel Vázquez Montalbán

  1. Daniele Cardinali

    Non ho letto niente di Montalban, deduco sia proprio un peccato grave ed ora – vista pure la citazione di Izzo, che adoro in toto – ho la curiosita’ sufficiente per provare, ergo, consigli per una “entry reading”?

    • Trattandosi di romanzi nei quali la vita del personaggio centrale si sviluppa di volume in volume, sarebbe opportuno seguire l’ordine in cui sono stati scritti e leggerli tutti, senza saltare insomma quelli un po’ sotto media. Cosa – seguire l’ordine – che io non feci. L’ingresso nel mondo di Pepe Carvalho avvenne in maniera del tutto casuale, con “Gli uccelli di Bangkok”. A posteriori si è rivelato uno dei migliori possibili. Da un certo punto in poi seguii l’ordine semplicemente perché ogni volta che ne usciva uno nuovo lo acquistavo.

  2. Daniele Cardinali

    Ps: detto/fatto, ho trovato e “tirato su” “Assassinio al comitato centrale”…

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