Sulla copertina di “Primrose Green” (ero alle prese con ben altro e in dicembre non compilai playlist; ma, lo avessi fatto, sarebbe stato forse il mio disco dell’anno) Ryley Walker dichiarava come più esplicitamente non sarebbe stato possibile la più importante delle influenze fondanti quel mezzo capolavoro: il Van Morrison di “Astral Weeks”. Non occorreva andare oltre la traccia inaugurale e omonima per cogliere la seconda, Tim Buckey, e dallo splendido prosieguo emergevano con nitore altri maestri illustri: Fred Neil, i Pentangle, Davy Graham, Nick Drake, John Martyn, in tralice il Miles Davis di “Sketches Of Spain”. Naturalmente John Fahey, la cui lezione informava più prepotentemente il precedente – formativo, bello ma non così magico – “All Kinds Of You”. Ecco, se una critica si poteva muovere al predecessore di “Golden Sings That Have Been Sung” era proprio quella di un’adesione eccessivamente manifesta al canone di certo folk-rock in odore di psichedelia, all’incrocio fra ’60 e ’70. Ma può essere un peccato in questi anni retromaniaci? Dovremmo buttare via allora pure i Fleet Foxes e Jonathan Wilson. Non ci sto.
Copertina che non so se promuovere con il suo retrò sfacciato o bocciare come kitsch, il nuovo disco dovrebbe mettere a tacere i detrattori. È più organico e, nel plasmare influssi che restano ma vengono retrocessi in secondo piano, più personale. Pure meno mercuriale, però, ed è per questo che credo che, sebbene per certo rappresenterà una tappa cruciale nell’evoluzione di Walker, la pietra miliare resti quell’altro. Ciò detto, gemme come il weird jazz acustico di The Halfwit In Me o una Sullen Mind scheggia cosmica di “Forever Changes”, o ancora una Age Old Tale infiltrata di gamelan, semplicemente abbagliano.
Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.378, agosto 2016.
Siamo lì, sì.
https://turrefazioni.wordpress.com/2016/09/20/retronow-non-solo-folk-quel-camaleontico-genio-di-ryley-walker/
Io da questo singolo (il resto del disco devo sentirlo) lo trovo molto cresciuto, soprattutto come “abitante” della canzone. Una metrica più asciutta e precisa, e soprattutto un cantato più incisivo (a tratti mi ha ricordato qualcosa di Rodriguez)
In attesa di quella benedetta legge a cui tutti gli italiani di buona volontà anelano per coltivare finalmente il giardino che hanno sempre sognato, la migliore droga è sempre leggere i tuoi articoli Eddy!